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Le operazioni di recupero del corpo di Denise Galatà

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LAINO BORGO (COSENZA) – Il gip del Tribunale di Castrovillari, Lelio Festa, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio depositata dalla Procura, ha fissato al 3 ottobre prossimo, ore 9.30, l’udienza preliminare per gli imputati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia del fiume Lao, in cui perse la vita la studentessa di Rizziconi, Denise Galatà, di soli 18 anni.

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Come già anticipato a maggio dal Quotidiano, il numero delle persone indagate era sceso dalle iniziali 10 – tra le quali figurava anche il sindaco Mariangelina Russo – a due. Si tratta di Giuseppe Cosenza, presidente del Consiglio direttivo dell’“A.s.d. Canoa Club Lao Pollino”, e Giampiero Bellavita, la guida che, il 30 maggio 2023, accompagnò la scolaresca, di cui faceva parte anche Denise, a fare rafting nel fiume, pur senza possedere – a parere degli inquirenti – una qualifica appropriata. Entrambi devono rispondere di omicidio colposo in concorso. Le difese degli imputati sono state assunte rispettivamente dagli avvocati Assunta Gioia e Riccardo Rosa, entrambi del Foro di Castrovillari.

Per la Procura di Castrovillari – che a maggio scorso aveva chiuso le indagini dirette dal procuratore capo Alessandro D’Alessio e dal sostituto procuratore Simona Manera – il presidente dell’associazione Giuseppe Cosenza, «nonostante la vigenza dell’ordinanza comunale n. 8 del 21 agosto 2019 in virtù della quale, all’attivazione dello stato di allerta meteo, come nel caso del 30 maggio 2023, era fatto divieto a tutti i cittadini di “introdursi nel fiume Lao e Iannello per attività di navigazione sportive-fluviali e di rafting”, non rispettava la predetta ordinanza, consentendo la discesa nel fiume Lao e cagionando, con tale condotta, la morte per annegamento della giovane Denise Galatà»; inoltre, «in violazione dell’art.19, co. 6 del Regolamento tecnico federale, consentiva l’accompagnamento della scolaresca dell’Istituto Linguistico “Giuseppe Rechichi” di Polistena nell’attività sportiva di rafting lungo il fiume Lao da soggetti non in possesso delle necessarie qualifiche richieste per il grado di difficoltà del corso d’acqua in questione.

La guida del gommone con a bordo Denise, Giampiero Bellavita – secondo la ricostruzione operata dalla Procura -, «nonostante fosse in possesso di qualifica federale insufficiente per navigare lungo il fiume Lao e, quindi, non avrebbe potuto eseguirne la discesa, accompagnava l’equipaggio di ragazze di cui faceva parte la giovane Denise, così cagionandone, con la sua condotta colposa, la morte per annegamento». In particolare, Bellavita avrebbe composto l’equipaggio del gommone da lui condotto in modo «del tutto inadeguato rispetto alle contingenti condizioni del fiume Lao, consentendo la presenza, sul predetto gommone, di sole ragazze, giovani, inesperte ed esili, trascurando e sottovalutando, altresì, nel corso della discesa, le condizioni fisiche e psichiche delle stesse ed i frequenti incagliamenti del gommone, nonché le numerose cadute (anche di Denise) già prima dell’evento fatale, chiari ed incontrovertibili segnali della inadeguatezza dell’equipaggio da lui guidato ad affrontare la discesa»; nonostante ciò, «non interrompeva la navigazione e decideva di affrontare il tratto critico del Lao, così determinando l’incidente che cagionava la caduta in acqua della giovane Denise e la sua successiva morte per annegamento».

Nel procedimento che vedrà il 3 ottobre l’udienza preliminare sulla tragedia del fiume Lao risultano quali persone offese, oltre alla stessa Denise, i genitori Michelino e Barbara, il fratello Domenico e la nonna Antonietta.

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