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Omicidio di Rocco Gioffré disposto il Giudizio immediato per Tiziana Mirabelli, alla donna contestate circostanze aggravanti
COSENZA – Giudizio immediato per Tiziana Mirabelli. A disporlo, con proprio decreto, il gip del Tribunale di Cosenza, Alfredo Cosenza, in accoglimento della richiesta avanzata dalla locale Procura. La data di comparizione dell’imputata – rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, pensionato 68enne nonché suo vicino di casa – è fissata alle 9 e 30 del 19 ottobre prossimo dinanzi alla Prima Sezione della Corte d’Assise di Cosenza.
Le accuse mosse nei confronti della donna, 47 anni, attualmente ristretta presso la casa circondariale di Reggio Calabria, sono pesantissime. Il giudice infatti, avallando quanto sostenuto dal pubblico ministero Marialuigia D’Andrea, ravvisa i reati di omicidio volontario aggravato, rapina aggravata e tentato occultamento di cadavere.
Quello di via Monte Grappa del 14 febbraio scorso è considerato uno dei delitti più efferati tra quelli consumati negli ultimi anni in città. Mirabelli – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – avrebbe infatti cagionato «volontariamente la morte per shock emorragico secondario ed emotorace bilaterale, emopericardio ed emoperitoneo di Gioffré Rocco, dopo averlo colpito 41 volte con un coltello».
Le aggravanti qui riconosciute sono l’aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà e al fine di compiere un altro reato. Ed è proprio nel secondo capo di imputazione che è racchiusa la vera novità investigativa. Tiziana Mirabelli, infatti, si sarebbe impossessata «mediante violenza, della somma di 1.800 euro sottraendola alla persona offesa. In particolare l’imputata – continua il gip – dopo avere colpito Gioffré Rocco, soggetto ultra65enne, si introduceva nell’abitazione di quest’ultimo e si impossessava del portafoglio dello stesso al cui interno vi era quella somma».
Una svolta se si pensa che fino ad ora il portafogli con il denaro appartenuto al pensionato non è mai stato ritrovato. Così come i risparmi custoditi nella cassaforte ed altri effetti personali.
In ultimo, vi è il capitolo del tentato occultamento di cadavere, perpetrato in una data compresa tra il 14 e il 19 febbraio. In questo giorno la donna si recava presso la Caserma dei carabinieri di Cosenza per costituirsi. Una volta compiuto l’omicidio – si legge nel decreto di giudizio immediato – avrebbe «avvolto il cadavere di Gioffré Rocco in una coperta di lana ed in bustoni di cellophane al fine di occultare il corpo esanime» dell’anziana vittima. Va detto che Tiziana Mirabelli ha affermato sin dal principio di aver ucciso il suo dirimpettaio per sfuggire alle sue ripetute violenze e avances sessuali.
Una versione che, però, non ha mai convinto fino in fondo né la Procura né il gip. E nemmeno il Tribunale del Riesame, che ha rigettato il ricorso prospettato dal difensore Cristian Cristiano. Ad inchiodarla, secondo chi indaga, un compendio di prove rappresentato da una mole di consulenze e rilievi tecnici, verbali di intercettazioni, analisi tecnico-informatiche, verbali di sommarie informazioni testimoniali. I figli della vittima, Francesca, Giovanna e Pasquale Gioffré, indicati quali persone offese e difesi dall’avvocato Francesco Gelsomino, ora chiedono giustizia.
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