Carla Rocchi
3 minuti per la letturaCOSENZA – Tra dicembre 2015 e gennaio 2016 a Cosenza un’artista mise in scena e poi fece uccidere pubblicamente, da due persone rimaste ignote ma da lui incaricate, un maiale nel corso di una manifestazione “culturale”.
Oggi l’uomo è stato condannato a tre mesi di reclusione, con sospensione della pena, e al pagamento delle spese processuali. «Si tratta di una sentenza epocale – spiega Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – non tanto per la condanna in sé, ma perché finalmente viene riconosciuto per il reato di uccisione di animali il ruolo e la responsabilità del mandante, così come già avviene per il reato di omicidio. Questa sentenza afferma forte e chiaro che gli animali, non solo quelli di affezione, sono esseri viventi che vanno rispettati e tutelati e che l’uomo non può disporne a piacimento, infliggendo loro sofferenze atroci, giustificandole con la necessità di rappresentare presunte tradizioni declinate in chiave culturale e artistica. Non c’è niente di culturale e di artistico in tutto questo: è stato un fatto di sangue ed è giusto che il responsabile paghi».
Il dispositivo di sentenza riporta la prescrizione del capo di accusa relativo alla macellazione abusiva ma ha riconosciuto l’imputato colpevole del reato di animalicidio, in concorso con due individui non identificati, nella qualità di concorrente morale, senza che ve ne fosse alcuna necessità, dell’uccisione del maiale, condannandolo a tre mesi di reclusione (pena sospesa), al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno in favore di Enpa, parte civile, da quantificarsi in sede civile.
I fatti risalgono al periodo tra dicembre 2015 e gennaio 2016
L’artista, all’interno della manifestazione dei BoCs Art di Cosenza, aveva ideato l’esecuzione pubblica del maiale, realizzata con il pretesto “culturale” di “raccontare la tradizione calabrese”. L’animale fu prima colpito da un colpo di pistola e subito dopo fu sgozzato.
L’Ente Nazionale Protezione Animali ha denunciato i fatti alla Procura della Repubblica, tramite l’avvocato Claudia Ricci. «Dopo la prima iscrizione dell’uomo nel registro degli indagati, è stata successivamente chiesta l’archiviazione. Enpa si è opposta alle motivazioni della richiesta di archiviazione richiedendo indagini approfondite. E il Gip, in sede di udienza di opposizione, ha dato ragione a Enpa rinviando a giudizio l’artista aprendo il processo ove Enpa si è costituita parte civile anche con l’ausilio dell’avvocato Maurizio Vetere della Rete Legale Enpa a Cosenza».
Dal canto suo il legale ha aggiunto il legale dell’Enpa: «Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 80 giorni e allora si potrà comprendere come il giudice sia giunto alla condanna. Oggi però quello che è chiaro, innovativo ed evolutivo a livello giurisprudenziale, è che finalmente ci sono sempre più similitudini tra i reati di omicidio e quello di animalicidio. Questa sentenza riconosce la figura del “concorrente morale” nella commissione di un reato a danno di animali, ovverosia colui che, pur non eseguendo materialmente il reato, ha coscienza e volontà del fatto criminoso, in altre parole il mandante. La giurisprudenza ci dice che a livello scientifico l’animale soffre perché ha un sistema neurologico e non è certo un caso che prima della macellazione dell’animale sia previsto lo stordimento. Non può più esistere che per il sollazzo artistico o qual si voglia ragione che non sia normata un animale venga ucciso e per altro con mille sofferenze».
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