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Donato Bergamini

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CASTROVILLARI (COSENZA) – L’immagine del volto di Donato Bergamini, così come si presentava dopo la riesumazione eseguita a 47 giorni dalla sua morte, ha fatto capolino stamane in Corte d’assise, dove si celebra il processo contro Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore oggi accusata di omicidio volontario.

A mostrarlo in aula è stato il pm Luca Primicerio a corredo della testimonianza di Massimiliano De Pasquale, un ultrà del Cosenza che la sera del 18 novembre 1989, dopo aver appreso di quanto avvenuto a Roseto Capo Spulico, si mette in auto e insieme ad altri tifosi raggiunge il luogo della tragedia, cento km più a nord rispetto alla città capoluogo. Fa tappa anche all’ospedale di Trebisacce dove, nel frattempo, è stato trasportato il corpo del calciatore che vede disteso sul tavolaccio e coperto da un lenzuolo. “Aveva un ematoma di forma circolare sulla tempia, non ricordo se a destra o sinistra, ma sembrava una moneta” ha ricordato De Pasquale durante la sua testimonianza.

È una delle tante suggestioni che ruotano attorno alla vicenda. In quelle ore concitate, infatti, a notare la ferita in questione sono i familiari di Denis, il papà Domizio in primis, e sulla stessa scia altre persone trovatesi a passare quella sera dalla morgue di Trebisacce riferiranno in seguito della presenza di quella macchia rossa o rosacea della grandezza di “una nocciolina” sulla tempia della vittima. Alla circostanza hanno dato molto credito anche gli investigatori, tant’è che secondo l’ispettore capo Ornella Quintieri, quel segno rotondo altro non è che la bruciatura provocata “da una pistola” che qualcuno gli avrebbe poggiato sulla tempia a mo’ di minaccia prima di soffocarlo e sdraiarlo sulla carreggiata a coronamento della messinscena.

Il problema, però, è che quell’ematoma non esiste. Non se ne fa alcun accenno nel referto autoptico a firma del professor Francesco Maria Avato, ma a scanso d’equivoci non si vede neanche nella foto mostrata ieri in aula e scattata dallo stesso medico legale prima di eseguire l’autopsia. A tal proposito, poco importa che fosse trascorso ormai un mese e mezzo dal decesso, perché quella ferita, se davvero fosse esistita, avrebbe dovuto essere ancora lì. A quale bruciatura e a quale pistola faceva riferimento allora la Quintieri?

Ne riparleremo, anche perché quella foto, c’è da scommetterci, sarà mostrata nuovamente nel prosieguo del processo e in formato extralarge. Per il momento ha fatto il suo ingresso in aula in modo del tutto incidentale dato che le ragioni per cui è stato convocato De Pasquale erano altre. L’uomo doveva riferire di un colloquio avuto con tale Rita Perna, una conoscente di Bergamini e amica dello stesso testimone. A quest’ultimo, la donna avrebbe confidato di aver assistito a un litigio tra Denis e Isabella davanti al liceo “Scorza” di via Popilia, location insolita considerato che, a quei tempi, la ragazza frequentava un altro istituto scolastico – la Ragioneria di Rende – ma tant’è: già in fase d’indagine la Perna aveva smentito di aver detto quelle cose; avrebbe dovuto essere sentita durante la scorsa udienza, ma ha marcato visita giustificando la propria assenza alla Corte.

Dettagli poco rilevanti comunque, un po’ come quelli riferiti da Carmela Parise e Fabrizia Principe, due ex compagne di classe della Internò. Entrambe hanno ricordato come a scuola un po’ tutti sapessero del suo fidanzamento con il calciatore del Cosenza, ma secondo la Principe la diretta interessa non ostentava quella relazione così importante. “Con noi era rimasta la stessa” ha sottolineato. Primicerio ha posto loro domande del tipo “Ha mai sentito Isabella vantarsi di aver guidato l’auto di Bergamini” oppure “Lei ha mai fatto filone insieme alla Internò?”, poi a mezzogiorno meno un quarto, ne ha avuto abbastanza pure lui.

Mancava l’avvocato Fabio Anselmo, reduce dai trionfi dei processi Cucchi, a riprova del fatto che quella in programma oggi a Cosenza fosse un’udienza tutt’altro che memorabile. La prossima, se vogliamo, sarà addirittura peggio. La Procura, infatti, continua a riservarsi la convocazione dei testimoni chiave della vicenda – saranno in tutto sette o otto su duecentotrenta – e attinge ancora dal fondo della sua lista. Ciò significa che al ritorno in aula, il 13 aprile, toccherà ad altri cinque ex compagni di classe dell’imputata.

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