Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Jonio
1 minuto per la letturaCASSANO ALLO JONIO (COSENZA) – Dopo i tribunali civili, anche in sede penale cadono le accuse nei confronti del sindaco Gianni Papasso, relative ai fatti inerenti lo scioglimento del Consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose.
La Procura di Castrovillari aveva mosso contestazioni in ordine a tre procedimenti: Papasso, insieme ad altri, avrebbe pilotato l’affidamento dell’appalto di manutenzione del verde pubblico per assegnarlo in via diretta alla Big Unica srl.
Avrebbe, sempre in concorso con altri, turbato alcune procedure di gara e affidato lavori senza la necessaria verifica antimafia alla Garofalo Group, amministrata dalla sorella dell’allora presidente del Consiglio, eludendo l’intervenuta interdittiva nei confronti della ditta. In ultimo, i magistrati inquirenti castrovillaresi, contestavano a Papasso e ad altri di aver concesso, illegalmente, ad alcuni membri della famiglia Maritato (la tristemente nota “Pratica Maritato”) la locazione di terreni comunali in contrada Bruscate, impedendo l’espletamento di una gara pubblica e procurando loro un ingiusto vantaggio, con corrispondente danno per il Comune.
Oggi con una sentenza, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Castrovillari, Lelio Festa, «ha ristabilito la verità dei fatti – commenta il sindaco Papasso – e ha deliberato il non luogo a procedere per me e per gli altri indagati nel procedimento relativo alla “Pratica Maritato” perché il fatto non sussiste; per gli affidamenti alla Big Unica e alla Garofalo Group ha sancito nei miei confronti e in quelli dell’allora segretario comunale, il non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. Finalmente, arriva un ulteriore tassello che aiuta a ricostruire in maniera oggettiva ciò che è accaduto tra il 2016 e il 2017 e che conferma che ho subìto, insieme alla città tutta, una gravissima ingiustizia».
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