Il sindaco di Rende, avvocato Marcello Manna
5 minuti per la letturaRENDE (CS) – Continua il braccio di ferro tra la Procura di Salerno e l’avvocato Marcello Manna, sindaco di Rende e presidente di Anci Calabria in merito alle accuse di corruzione in atti giudiziari che lo vede coinvolto insieme al giudice Marco Petrini, ex presidente della Corte di Appello di Catanzaro e che ha causato un garbuglio giudiziario tutto ancora da decifrare.
L’ultimo punto è per la Procura di Salerno che è competente sul fatto per il coinvolgimento di Petrini, toga già in servizio a Catanzaro. Dopo aver chiesto l’arresto per il politico e avvocato, misura respinta dal Riesame, di fronte all’appello presentato dalla Procura, il Tribunale della Libertà ha optato per una misura restrittiva più debole nei confronti di Marcello Manna.
Il provvedimento ha infatti disposto, questa volta la sospensione dell’attività forense per la durata di un anno; ma per il fatto che Manna ha già proposto ricorso per Cassazione, è immediatamente scattato l’effetto sospensivo congelando tutto. Quindi, Marcello Manna continuerà a svolgere la sua professione di avvocato in attesa della decisione della Cassazione. Suprema Corte che sarà anche chiamata ad esprimersi sulla parte della sentenza su cui il Tribunale della Libertà non ha trovato riscontri in merito all’aggravante mafiosa, aspetto su cui la Procura di Salerno ha presentato immediato ricorso.
Nella vicenda della presunta sentenza truccata a favore del boss di Rende Francesco Patitucci accusato di omicidio, la partita segna il dato che nei confronti di Manna sono stati ravvisati dei gravi indizi di colpevolezza, ma non di carattere mafioso.
Una brutta patata bollente nei confronti di un amministratore in vista sulla scena pubblica e che politicamente potrebbe essere scalfito in ragione del dispositivo emesso a fine dicembre, e reso noto ieri con un comunicato della Procura di Salerno, circostanza insolita e che mostra che si sia voluto rendere pubblico il provvedimento per non mollare la presa sulle tesi accusatorie.
Per la cronaca, il presunto processo aggiustato, in Cassazione si è concluso con la conferma dell’assoluzione disposta dalla Corte di Appello di Catanzaro e sottoposta alla lente ispettiva della Procura di Salerno. E’ uno dei molteplici dati su cui insiste Manna che oltre a professarsi “innocente” ravvisa nei confronti della Procura “un accanimento processuale contraddistinto da una serie di inammissibili iniziative inquisitorie che non mancherò di denunciare nelle sedi competenti”. Lo scontro giudiziario tra Procura di Salerno e Marcello Manna è ancora alla fase di partenza.
Sul punto Marcello Manna, ha inviato un’articolata precisazione: «Con riferimento alla notizia oggi diffusa dagli organi di informazione, relativa all’applicazione nei miei confronti della misura interdittiva dalla professione, disposta dal Tribunale di Salerno per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari insieme al magistrato Marco Petrini, nel rimarcare la mia più assoluta serenità in ordine alla correttezza ed alla liceità della mia condotta, devo necessariamente precisare quanto segue: avverso il citato provvedimento è stato da me già proposto ricorso per Cassazione, con effetto sospensivo della misura».
Questa, spiega ancora Manna, «è stata disposta all’apice di un vero e proprio accanimento processuale nei miei confronti, contraddistinto da una serie di inammissibili iniziative inquisitorie che non mancherò di denunciare nelle competenti sedi».
Il sindaco di Rende aggiunge: «tra le tante, è bene che si sappia: che il magistrato che mi accusa (unica fonte di prova a mio carico) è stato letteralmente indotto a fare il mio nome, accusandomi di averlo corrotto, dopo che per ben sette volte, nel corso dell’interrogatorio del 31 gennaio 2020, aveva espressamente negato ogni mio coinvolgimento nella vicenda, e solo dietro espressa dettatura del Pubblico Ministero che lo interrogava, capendo che la relativa ammissione poteva giovargli per fargli “guadagnare” gli arresti domiciliari, ha poi cambiato versione, pure incorrendo, ovviamente, in plurime imprecisioni, falsità ed inverosimiglianze, dando luogo sia il dichiarante, che chi lo interrogava a gravi irregolarità anche di rilevanza penale che non potranno restare impunite; che avendo colto l’inattendibilità di detto magistrato, tanto il Pubblico Ministero, nel corso dell’interrogatorio del 17 aprile 2020, quanto il gip del Tribunale di Salerno con l’ordinanza del 10 giugno 2020, hanno rimarcato l’inattendibilità del dichiarante e la sua interessata propensione a formulare false accuse».
E ancora: «che la stessa Procura della Repubblica di Salerno ha richiesto l’archiviazione degli atti relativi a false accuse formulate dal Petrini nei confronti di oltre 30 persone, tra i quali magistrati ed avvocati – che contrariamente alla campagna mediatica da taluno faziosamente introdotta, dalla ripresa video dell’incontro tra me ed il Petrini, non si evince affatto la consegna di denaro, ma tutt’altro; che, addirittura, tale ripresa è stata prodotta agli atti e ritenuta comunque idonea a fornire supporto probatorio alle false dichiarazioni del Petrini nonostante la predetta evidenza e nonostante svariate anomalie e manipolazioni di carattere tecnico (basti pensare a numerosissime interruzioni nella continuità della ripresa ed alla non fedeltà della registrazione audio rispetto alla realtà, con allegazione agli atti di un supporto certamente e dichiaratamente manipolato); che, nonostante io sia stato soggetto per oltre un anno e mezzo di intercettazione telefonica ed ambientale, nulla è emerso a suffragio dell’ipotesi accusatoria e i tanti elementi a mio favore, comprovanti l’assoluta infondatezza della predetta ipotesi, non sono stati neppure sottoposti all’attenzione del Tribunale».
Manna precisa poi: «non è mio costume spostare in sede mediatica la celebrazione del processo, ma non posso e non devo tollerare che gli atti processuali vengano strumentalmente travisati per offrire una immagine della situazione processuale diversa da quella reale, al solo fine di creare danno alla mia persona ed alla mia funzione. Per tale ragione resto disponibile da subito a qualsiasi tipo di confronto con produzione della documentazione da me appena citata, confidando che alla luce di queste mie precisazioni gli operatori della informazione si attengano strettamente alla fedeltà del contenuto degli atti giudiziari, ad esempio menzionando la circostanza che la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro nei confronti del Patitucci ed altri, lungi dall’essere frutto di corruttela, è stata integralmente confermata dalla Corte di Cassazione, e non tacendo che, contrariamente a quanto prospettato dalla Procura della Repubblica di Salerno, l’ordinanza del Tribunale del Riesame ha escluso pienamente la configurabilità, nella vicenda in questione, dell’aggravante mafiosa».
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