X
<
>

Il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni

Share
3 minuti per la lettura

PAOLA (COSENZA) – Il consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica di Paola, Carmine Testa, ingegnere esperto di sistemi informatici, è all’opera da ieri sui dispositivi di memorizzazione di massa e sui tabulati telefonici e contatti email di cellulari, computer e tablet che serviranno a ricostruire il presunto sistema corruttivo tra la Calabria e gli “amici” del Ministero e di Roma Capitale che, nell’ambito di appositi “patti corruttivi”, hanno inviato un milione di euro di fondi pubblici al ristretto gruppo di tecnici-progettisti amici del Comune di Cleto, in violazione della legge sugli appalti.

La Procura della Repubblica di Paola, nelle persone del procuratore capo Pierpaolo Bruni e dai sostituti Maria Francesca Cerchiara e Teresa Valeria Grieco, punterebbe alla identificazione del funzionario del Ministero dell’Interno che spifferava notizie riservate ai “mediatori” Sandro Bonacci e Cosimo Bianchi e di quanti, a vario titolo, hanno consentito a mettere in piedi un sistema marcio nell’ambito del quale sono stati ipotizzati i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti.

Dieci le persone iscritte nel registro degli indagati (chiaramente si tratta di semplici indagati): l’ex sindaco di Cleto, Giuseppe Longo; Domenico Presta, dipendente del Comune di Roma, ma di fatto, operante nel Comune di Cleto; Sandro Bonacci (Latina), Marcello Mazza (Piane Crati), Pantaleone Francesco La Valle (Soverato), Felice Stefano Marascio (Montepaone), Arturo Veltri (Cosenza), Paolo Stilla (Grimaldi), Carmela Di Cianni (Sansosti).

Presso i locali a questi ultimi riconducibili, l’altro ieri mattina sono arrivati gli specialisti delle Fiamme gialle della tenenza di Scalea, delegati dalla Procura della Repubblica di Paola, per effettuare perquisizioni e sequestri. Operazioni che hanno interessato il territorio comunale di Latina, nel Lazio, e Cleto, ma anche Cosenza, Piane Crati, Montepaone, Sansosti e Grimaldi, tra le province di Cosenza e Catanzaro. Documenti, telefoni, computer, tablet, unità di memorizzazione di massa saranno riconsegnati nei prossimi giorni, al termine della fase di backup delle informazioni in essi presenti.

La Procura della Repubblica è in possesso di rilevanti elementi utili alle indagini grazie alle  “cimici” piazzate a suo tempo negli uffici del Comune di Cleto, dove si svolgevano i “summit”. Lo scorso mese di agosto, come si ricorderà, l’ex sindaco Giuseppe Longo aveva scoperto un sistema di videosorveglianza piazzato all’interno di due plafoniere fisse installate nel suo ufficio, verosimilmente legato all’indagine di cui si parla. In virtù di ciò, l’amministratore pubblico denunciò i fatti in Procura, chiedendo pure di sapere – tramite il suo vice – se c’erano iscrizioni penali a suo carico. L’altro ieri si è avuta la conferma.

Oggi Longo così si esprime: “Sento il dovere di comunicare alla cittadinanza, a prescindere dall’ orientamento politico di ciascuno, che in data odierna ho  ricevuto un decreto di perquisizione da parte della Finanza relativo a: un finanziamento di euro 450.000, per eliminare le criticità delle strade comunali “Serracavallo, Campo sportivo vecchio e Cava Cecilia”; un finanziamento di euro 550.500,00 concernente la messa in sicurezza della strada comunale “Cleto Albergata Marina di Savuto”; un finanziamento di euro 387.622,28 per l’intervento di messa in sicurezza dei costoni sottostanti il Castello normanno svevo di Cleto, interessato da frequenti cadute di massi che minacciano la pubblica incolumità e hanno bloccato, recentemente, il transito sulla provinciale  Cleto-Passamorrone e relativi incarichi progettuali delle opere summenzionate. Nelle mie deliberazioni ho sempre tenuto conto delle competenze professionali dei tecnici, avendo una formazione professionale prettamente umanistica. Gli interventi giudiziari, scaturiti presumibilmente dai soliti ignoti, mi amareggiano profondamente, ma aspetto con serenità il giudizio della Magistratura. Mi sento di rassicurare tutti coloro che mi hanno sostenuto, che la fascia tricolore che mi hanno affidato per quasi vent’anni ha una sola piccola macchia: l’inchiostro della mia stilografica in occasione di una promessa di matrimonio officiata nel meraviglioso castello angioino di Savuto”, conclude.       

Share
Alessandro Chiappetta

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE