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Stanislao Acri, la moglie Daria Olivo e il piccolo Pier Emilio

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CORIGLIANO ROSSANO (COSENZA) – La madre del trentacinquenne rossanese Stanislao Acri deceduto, con il resto della sua famiglia, a seguito di un gravissimo incidente sull’autostrada A1 (LEGGI) è disperata: “Ma l’umanità e il rispetto per la persona e per il nostro dolore dove sono finiti? Non abbiamo più lacrime e parole”.

La signora Lucrezia, settanta anni e malata, è partita da Rossano alla volta del Lazio, in compagnia della figlia, in taxi per assistere ieri mattina all’udienza dinnanzi al Gup che avrebbe dovuto svolgersi presso il tribunale di Cassino.

Partita a notte fonda dalla Calabria per non perdere il processo che vede come imputato per “omicidio stradale” un cittadino italiano che il 15 luglio del 2018, tamponò, provocandone la morte sul colpo, la famigliola dell’unico figlio maschio di ritorno a casa da Roma.

Nel violento impatto morirono Stanislao Acri, la giovane moglie Daria e il loro bimbo, Pier Emilio, di appena sei mesi. Il sinistro stradale è avvenuto sull’autostrada A1 Milano-Napoli, al chilometro 654,900, lungo la corsia sud, fra i caselli di Ceprano e Pontecorvo, nei pressi di Frosinone, nel territorio di Roccasecca.

La Fiat Punto azzurro sulla quale la famiglia viaggiava è stata tamponata da un furgone Volkswagen Van e poi si è ribaltata più volte. Una tragedia senza fine che ha sconvoltole famiglie delle vittime e che ha portato la Procura di Cassino e la Polizia Stradale a svolgere delle indagini che sono sfociate prima in una richiesta di archiviazione e poi, grazie alla tenacia ed alla caparbietà degli avvocati Nicodemo Gentile ed Antonio Cozza e della madre e della sorella di Stanislao, nel cambiamento del capo di imputazione da “omicidio colposo plurimo” a “omicidio stradale”.

Incidente A1 Frosinone.jpg
Il luogo dell’incidente

Un fatto questo che ha indotto gli avvocati dell’autista ad optare per il rito alternativo del giudizio abbreviato. L’udienza di ieri sarebbe dovuta servire al giudice per formalizzare la richiesta avanzata dall’imputato. Ma il processo non si è potuto svolgere per l’assenza del Gup.

“Nessuno ci ha avvertito – spiega la famiglia Acri – e nessuno si è preso la briga di riflettere sul fatto che questa udienza avrebbe visto la presenza di persone che arrivano dai due estremi. Noi dalla Calabria, i nostri legali dall’Umbria mentre quelli dell’imputato dal Piemonte”.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 2 febbraio. Nell’appello si chiedeva già di evitare l’archiviazione del procedimento sostenendo, appunto, che è “doveroso aprire una riflessione circa la necessità di definire, all’interno di un giusto processo, ogni analisi in grado di ricostruire tutto ciò che è accaduto”. «L’appello – si legge – non è animato da alcun sentimento giustizialista ma, anzi, chiede di affrontare il caso dall’analisi dei fatti».

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