Il sindaco di Rende Marcello Manna
2 minuti per la letturaCOSENZA – La Procura antimafia di Salerno ha chiuso le indagini preliminari a carico di Marcello Manna, e di Marco Petrini, ex giudice della Corte d’appello di Catanzaro reo confesso di numerosi episodi di corruzione in atti giudiziari. Uno di questi riguarda proprio Manna, avvocato penalista e sindaco della città di Rende.
Tra le sentenze che Petrini sostiene di aver aggiustato in cambio di denaro, infatti, c’è anche quella che riguarda il boss cosentino Francesco Patitucci, assolto a dicembre del 2019 dall’accusa di essere stato tra gli ispiratori di un omicidio di mafia commesso otto anni prima. Condannato a trent’anni in primo grado, sarà giudicato non colpevole e subito scarcerato proprio all’esito di quell’Appello sul quale ora gravano pesanti sospetti. Non a caso, Petrini riferisce di aver ricevuto del denaro dalle mani del difensore di Patitucci, ovvero dallo stesso Manna e, al riguardo, gli inquirenti hanno in mano una video-intercettazione risalente a maggio del 2019 in cui si vede l’avvocato consegnare al giudice una cartella bianca.
“C’era una sentenza della Corte costituzionale” sostiene Manna; c’erano cinquemila euro per pilotare la sentenza Patitucci, afferma invece la Procura.
Sul punto, la posizione di Petrini è stata spesso ambigua. L’ex giudice, infatti, parla per la prima volta di questo episodio in un interrogatorio durante il quale accusa anche altri suoi colleghi di aver preso parte a questo e altri accordi corruttivi. Due mesi dopo, però, si rimangia tutto, circostanza che induce gli inquirenti a ritenere le sue confessioni inquinate al punto da richiedere nuovamente il suo arresto. In seguito, cambierà ulteriormente il tiro, salvo poi confermare il suo racconto durante un incidente probatorio.
Nell’indagine erano inizialmente coinvolti lo stesso Patitucci e l’altro suo difensore, l’avvocato Luigi Gullo, anche lui accusato da Petrini di aver avuto un ruolo nella vicenda corruttiva sulla quale pesa anche l’aggravante della finalità mafiosa. Sia la posizione di Gullo che quella del boss, però, sono state stralciate, preludio a una probabile archiviazione.
L’inchiesta accende i riflettori anche su un altro episodio, ovvero la presunta raccomandazione operata sempre da Manna con il presidente della Film commission calabrese in favore di un regista lametino, nipote di Petrini, all’esito della quale il giovane avrebbe ottenuto un finanziamento da 175mila euro per realizzare un cortometraggio.
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