L'insediamento del nuovo procuratore di Castrovillari Alessandro D'Alessio
4 minuti per la letturaCASTROVILLARI (COSENZA) – «Io non vengo da Aosta, vengo da zone dove quello che troverò l’ho già incontrato, l’ho visto con sfaccettature diverse».
Già dalle prime battute del suo discorso, durante la cerimonia di insediamento avvenuta questa mattina, il nuovo procuratore capo di Castrovillari Alessandro D’Alessio dimostra di avere le idee chiare sul nuovo compito che lo attende. Sessanta anni, campano, una lunga esperienza a Santa Maria Capua Vetere prima e poi a Napoli dove si è distinto per importanti inchieste contro la camorra e in particolare contro il clan dei casalesi, D’Alessio assume la guida della Procura del Pollino a distanza di tre mesi dalla nomina del Csm e dopo quasi due anni di vacatio dal trasferimento per motivi disciplinari di Eugenio Facciolla in cui l’Ufficio è stato diretto da Simona Manera.
Ad accoglierlo nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia, il presidente Massimo Lento, i presidenti delle Sezioni civile e penale Vincenzo Di Pede e Giusy Ferrucci, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, il prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella, il comandante della Legione Carabinieri Calabria Andrea Paterna, i colleghi, gli avvocati del Foro con il presidente Roberto Laghi e i massimi rappresentanti delle Forze dell’Ordine del territorio.
Credibilità, fiducia, collaborazione i punti fermi ai quali il neoprocuratore impronterà il suo agire. «La prima cosa che mi ha colpito di Castrovillari sono stati i colleghi – ha esordito D’Alessio – Li ho incontrati una mattina di luglio, faceva un caldo terribile, non c’era l’aria condizionata. E questi ragazzi mi hanno fatto una bellissima impressione. Di entusiasmo, di grande partecipazione e anche di umiltà. In quel momento ho capito che la mia scelta era stata giusta» . Poi il ringraziamento a Simona Manera, definita “eroica”, perché «ha retto questo Ufficio, lo ha retto bene, perché è una collega umile che ha fatto una grandissima esperienza con grande disponibilità. Questo è un debito che avevo col passato. Il futuro: io credo che la giurisdizione tutta abbia bisogno di credibilità. Dobbiamo essere credibili – ha aggiunto – e questo sarà il primo obiettivo che intendo conseguire. Poi ho bisogno della collaborazione di tutti, della collaborazione dei colleghi, degli amministrativi, tutti, io spero di fare squadra comune. Io ho bisogno della collaborazione della persona “più umile”, quella che svolge il ruolo più importante. Noi dobbiamo essere pronti a questa sfida. Io credo che il primo obiettivo sia non solo lavorare, ma lavorare insieme, gomito a gomito».
Il suo sarà un «ufficio aperto a tutti, spero di poterlo fare nelle forme più opportune e corrette per evitare populismi anche ai cittadini. Perché, vedete, io non sono calabrese però ho la fortuna grazie alla persona che mi accompagna nella vita che ha fatto qui il giudice per tanti anni di conoscere la mentalità dei calabresi e ho ritrovato molto della nostra mentalità. Ci sono tantissime persone perbene e bisogna fare in modo che la mattina quando vedono una caserma dei carabinieri o un ufficio giudiziario sappiano di poter contare su persone che non le tradiranno».
Presente in prima fila, come abbiamo detto, il capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri che di lui ha detto: «È una persona intelligente, preparata, perbene e soprattutto incorruttibile e queste qualità sono di buon auspicio per una grande collaborazione, perché il senso nostro è quello che ci sia una sinergia tra la Dda e le altre Procure circondariali».
Infine ad accompagnare D’Alessio nel giorno d’inizio della sua nuova avventura calabrese una cordata di colleghi della Procura di Napoli, tra cui il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e il sostituto presso la Dda Maurizio Giordano che, anche in rappresentanza del procuratore capo Gianni Melillo, hanno formulato gli auguri di buon lavoro all’amico “Sandro” definendolo «un’eccellenza della magistratura»: «Avete acquistato un “fuoriclasse”, perché D’Alessio è considerato un fuoriclasse delle aule giudiziarie – hanno dichiarato – Sarà una guida autorevole, mai autoritaria in questa terra difficile come quella da cui anche noi proveniamo. La Procura di Napoli gli deve qualcosa: indipendentemente dalle sue doti di magistrato già dimostrate in importantissimi processi molto delicati, da far gelare il sangue nelle vene, sempre con umiltà, signorilità e poco protagonismo, gli deve soprattutto un tributo per quello che ha fatto, c’è sempre stato per tutti, per i lavori più semplici e quelli più complessi, non ha mai detto di no alle esigenze dell’Ufficio. È uno di quei colleghi che quando vanno via gli si deve un grazie non solo per quello che ha fatto ma per i rapporti umani di qualità e di livello. Nel rispetto di tutte le persone, imputati compresi».
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