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Isabella Internò

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Caso Bergamini, secondo atto dell’udienza preliminare. Come da previsioni della vigilia, la Procura di Castrovillari ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Isabella Internò, 52 anni da Cosenza, sospettata di essere responsabile dell’omicidio del calciatore, investito da un camion il 18 novembre del 1989 all’altezza di Roseto Capo Spulico.

Nel corso di una requisitoria durata circa un’ora e mezzo, il pm Luca Primicerio ha ripercorso la concatenazione di ipotesi su cui si fonda l’accusa: Isabella, all’epoca diciannovenne, avrebbe deciso di punire l’ex fidanzato, ai suoi occhi reo di averla lasciata e per questo motivo avrebbe coinvolto i suoi familiari in una cospirazione: il calciatore, quindi, sarebbe stato attirato in un tranello in quel di Roseto e dopo averlo narcotizzato e soffocato con uno strumento soft -. s’ipotizza un cuscino – i sicari avrebbero esposto il suo corpo al passaggio degli automezzi in transito, simulandone così il suicidio.

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Gli investigatori ci sono arrivati per esclusione: vagliate e scartate altre piste quali totonero, droga e criminalità organizzata, non restava che quella passionale riconducibile a Isabella e a persone a lei affini. Prima ancora di operare una possibile ricostruzione dei fatti, però, hanno fatto proprie le conclusioni di una perizia medica in cui si afferma che il povero Bergamini fu effettivamente soffocato e che la ferita provocata dal camion fu inferta a un corpo ormai privo di vita.

In sintesi, era già morto prima di essere investito, considerazioni già operate in precedenza da altri specialisti del settore che si esprimevano però in termini di “compatibilità” e non di certezza scientifica. In questo caso, però, due medici legali come il defunto Antonello Crisci e, soprattutto, l’anatomopatologa Carmela Buonomo, hanno riproposto le stesse conclusioni in termini di “alta probabilità” e poi di “certezza tecnica”.

Dopo Primicerio ha preso la parola il patrono di parte civile, Fabio Anselmo, che dopo aver rappresentato l’ansia di “giustizia e di verità” da parte della famiglia Bergamini, da lui rappresentata in aula, ha puntato il dito contro l’attuale imputata che ha sempre sostenuto la tesi del suicidio ma che a suo avviso, mente da più trent’anni.

I lavori riprenderanno lunedì con l’arringa dell’avvocato difensore Angelo Pugliese. A quel punto spetterà poi al giudice per l’udienza preliminare Lelio Festa stabilire se sussistono o meno gli elementi per processare Isabella Internò con l’accusa di omicidio volontario. La decisione del giudice potrebbe arrivare nel corso della stessa giornata.

Il tentativo di trasformare il processo in un circo mediatico che non può essere accettato

A margine dell’udienza preliminare, davanti a microfoni e telecamere ancora Anselmo ha definito “formidabile” la requisitoria di Primicerio. “Il pm ci crede” ha aggiunto, mostrando di aver così dissipato i suoi dubbi della vigilia. Tra le varie dichiarazioni che ha reso c’è anche questa: “Il processo mediatico lo fa anche la difesa, lo fa anche il signor Cribari, giornalista che esprime correttamente il suo punto di vista, magari partecipa un po’ troppo alla vicenda visto le intercettazioni che lo riguardano, con consulenti che… ne danno un ruolo un po’ diverso da quello del giornalista almeno a mio personale, personalissimo avviso”.

Stimo l’avvocato Anselmo per alcune difficili cause che ha sostenuto in passato, ma il noto penalista non può trasformare il diritto di cronaca in processo mediatico a suo favore.
Invece di stare ai fatti l’avvocato preferisce sbattere, senza contraddittorio, il nostro cronista Cribari, sulla prima pagina degli altri. Un cronista al telefono dissimula, raccoglie notizie, fa il suo mestiere con fonti di ogni tipo, come l’avvocato ben sa.
La prova regina sono gli articoli che si scrivono. Quelli di Marco Cribari sono ineccepibili per documentazione degli atti e dei fatti.
Per dirla con Sciascia, a ciascuno il suo egregio avvocato Anselmo.

PARIDE LEPORACE

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