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Giuseppe Tursi Prato

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Non solo condanne e ammissioni. L’inchiesta “Genesi”, quella sul mercimonio di sentenze del giudice Marco Petrini, è foriera anche di archiviazioni. Una decina in tutto quelle decise nei giorni scorsi dal gip di Salerno con un provvedimento che sancisce, tra gli altri, l’uscita di scena di Lorenzo Catizone, avvocato cosentino, e sua madre Virginia Carusi, personaggi noti anche per essere rispettivamente fratello e mamma di Eva Catizone, già sindaco della città dei Bruzi.

Erano rimasti coinvolti anche loro nell’indagine sulla scorta di alcune intercettazioni telefoniche di Pino Tursi Prato, ex consigliere regionale socialista, uno degli indagati eccellenti dell’inchiesta. Nel 2019, infatti, gli investigatori sospettano che proprio lui stia cercando di “agganciare” il giudice Loredana De Franco per ammorbidire la sentenza d’appello che di lì a poco sarà pronunciata a carico di Antonio Saraco.

La De Franco non è mai stata indagata, ma è coniugata con Lorenzo Catizone, ragion per cui da una telefonata intercorsa tra quest’ultimo e sua madre, matura il sospetto che il tentativo di intermediazione di Tursi Prato sia stato portato a compimento. In realtà, il gip rileva come da quei dialoghi non emerga “alcuna condotta penalmente rilevante” al punto da ritenere sia Catizone che la Carusi “del tutto estranei alla vicenda”.

Non a caso, la condanna di Saraco sarà poi confermata in Appello. Finisce in soffitta anche il polverone degli “aiutini” per gli esami da avvocato sollevato dallo stesso Petrini con le sue dichiarazioni. Una vicenda che aveva segnato il coinvolgimento dell’avvocato di Castrovillari, Rosetta Rago che, secondo lo stesso Petrini, si era rivolta a lui per favorire una sua praticante di studio. In questo caso, il gip rileva come non ci siano collegamenti certi tra il presunto accordo corruttivo e il prezzo pagato per l’interessamento di Petrini, ovvero un bacio.

Accuse archiviate, dunque, come quelle ipotizzate a carico di Maria Stefania Gambardella, avvocato lametino e moglie di Marco Petrini. Anche in questo caso, galeotta è una telefonata tra i due, successiva all’arresto dell’ex magistrato. In quel caso, sembra che la donna inviti il marito a ritrattare le sue dichiarazioni, cosa che in seguito avverrà in parte, ma le sue parole rappresentano per il gip solo il segnale di “una forte preoccupazione” per i rischi a cui Petrini aveva esposto “se stesso e la propria famiglia”. Tra l’altro, le indagini non hanno fatto emergere l’esistenza di “mandanti o istigatori” di quella telefonata.

Anche le ombre che si erano addensate su Roberto D’Elia si risolvono in un “generico interessamento” alla sua vicenda civilistica mentre “incerte e contraddittorie” sono le prove a carico di Antonio Cristiano, radiologo di Lamezia Terme. In questo caso, le visite mediche gratuite accordate a Petrini derivano solo da un’amicizia di vecchia data tra il medico e la Gambardella. Morale della favole: archiviate anche queste posizioni al pari di quella di un altro avvocato, Palma Spina. Le intercettazioni audio e video hanno certificato l’esistenza di un rapporto “intimo e confidenziale” tra lei e Petrini dal quale, però, non è scaturito alcun “indebito vantaggio” per la donna.

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