Isabella Internò
6 minuti per la lettura“Prima di uscire, chiese di andare in bagno per rinfrescarsi. Domandò se vi fosse un profumo che potesse usare”. Isabella Internò, l’ispiratrice dell’uccisione di Donato Bergamini, si sarebbe presentata così all’appuntamento con la sua vittima: fresca come una rosa. Sta accompagnando il calciatore in una trappola mortale, ma il suo pensiero principale, in attesa che lui passi a prenderla, è quello di farsi bella.
Le sorelle Barbara e Carmela Dodaro sono l’altra vera grande novità di questa inchiesta. Le due donne, all’epoca poco più che ragazze, abitano nello stesso residence di via Adige a Rende in cui dimorano gli Internò. Isabella si trova a casa loro quando riceve la prima telefonata di Denis ed è proprio Barbara a commentare con lei quella richiesta d’appuntamento arrivata così all’improvviso.
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Da circa un anno Isabella e Bergamini non sono più fidanzati, ma lui continua ancora a cercarla, circostanza di cui le due sorelle sono informate perché da mesi l’amica si confida con loro. “In qualche occasione le dissi che forse sbagliava a concedersi così facilmente” ricorda Barbara che peraltro le ripete la stessa solfa il 18 novembre, dopo quella telefonata che annuncia l’arrivo del calciatore: “Le dissi di lasciar stare (…) di non farsi usare, ma lei aveva deciso di andare perché sperava in un ripensamento di Denis e in una ripresa del loro rapporto”.
Eppure era stato proprio lui a chiudere la relazione, secondo Isabella “senza una valida ragione”. Si esprimeva così con le amiche e dava a Padovano la colpa delle sue pene d’amore. “Associava il suo allontanamento al fatto che fosse andato a vivere con lui (Padovano, ndr) il quale, a detta di Isabella, frequentava persone poco raccomandabili; mentre Denis, diceva, era una persona onesta, pulita, buona d’animo e integerrima. E quindi pensava si fosse allontanato da lei per proteggerla. Tali ragionamenti li faceva dopo che Bergamini aveva preso la Maserati”. Nei ricordi adolescenziali dell’amica, Isabella piangeva spesso quando affrontava questo argomento, ma poi Denis la contattava chiedendole di rivedersi e lei “non riusciva mai a dire di no”.
Non dice di no neanche quel 18 novembre perché, come spiega lei stessa a Carmela – che al pari della sorella tenta di convincerla a disertare l’invito – “per abbandonare il ritiro, lui che è così ligio e scrupoloso, deve dirmi qualcosa d’importante o deve essere successo qualcosa di molto grave”. Così si spruzza il profumo dell’amica e va all’appuntamento che di lì a poco le sconvolgerà la vita. Prima, però, chiede a Carmela di accompagnarla giù in cortile, ad aspettare con lei l’arrivo dell’uomo sulla Maserati bianca.
Il racconto delle due sorelle sembra stravolgere la narrazione che dal 2011 in poi si è fatta a proposito dei rapporti tra il calciatore e Isabella, con quest’ultima descritta come una persona ossessiva e morbosa, che tenta di appiccicarglisi addosso “come l’attack” mentre lui ormai sprezzante e distaccato, non vuole più sentire parlare di lei e anzi, in gran segreto, medita di sposare un’altra donna. A quanto pare, invece, il vero segreto di Denis era proprio quella relazione tormentata con la ragazza di Rende che lui ha lasciato, ma dalla quale pare non riesca a staccarsi.
All’epoca, la sua famiglia d’origine, in Emilia, non sa nulla di questo strascico sentimentale perché – come ammette la sorella Donata nel lontano 1989 – Denis li tiene all’oscuro sulla sua vita affettiva dopo che, a causa di una fuga di notizie, suo papà Domizio è venuto a conoscenza dell’aborto di due anni prima. Le Dodaro, invece, raccolgono in presa diretta le confidenze dell’amica su quel tema specifico, e a distanza di trent’anni sono ancora in grado di riferirne fin nei minimi dettagli.
Le ragioni di questa memoria a lungo termine le spiega ancora Carmela: “Dopo la tragedia in tanti venivano da me a chiedere cosa ne pensassi perché sapevano del rapporto che avevo con Isabella. Ho parlato tante volte di questa storia e quindi ho tenuto a mente tutti i particolari”.
La Procura ribalta il loro racconto in chiave colpevolista. Secondo la lettura dei fatti che dà la pg, Barbara e Carmela Dodaro sono parte dell’alibi che Isabella Internò si è precostituita quel 18 novembre, il giorno della grande messinscena. L’assassina coinvolge le sue amiche con l’obiettivo di dimostrare che non è stata lei a imporre a Bergamini di uscire dalla sala del cinema per recarsi all’appuntamento fatale, ma che quell’incontro è frutto esclusivo della volontà del calciatore. In tal senso, Denis non ha mai fatto partire alcuna telefonata dal cinema “Garden”; l’unica l’ha ricevuta poco prima nella stanza del motel Agip, come riferisce Padovano dal 2011 in poi, ed è la chiamata con cui Isabella o chi per lei lo convoca per il meeting in quel di Roseto.
Il fatto, però, è che quella telefonata dal cinema, Denis la fa per davvero. Anzi, ne fa due perché la prima va a vuoto – risponde la mamma di Isabella – e a entrambi i tentativi, operati a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, assiste un testimone seduto nella hall. È il figlio dei proprietari, Francesco D’Ippolito, che lo racconta al cronista già nel 2013, ma viene ignorato sia dagli inquirenti dell’epoca che dai loro successori. La polizia giudiziaria va sì al cinema “Garden”, ma si limita a parlare con suo fratello, che quel 18 novembre si trova in ufficio al piano di sopra e non vede né sente niente di utile.
Anche Barbara e Carmela Dodaro non trovano posto inizialmente nella vicenda giudiziaria. All’epoca dei fatti, Isabella fa solo un vago accenno a “un’amica” che aspetta con lei l’arrivo di Denis, ma ne parla solo in uno dei primi colloqui con i magistrati, poi anche lei – incredibilmente – dimentica di avere un alibi. Non ne fa accenno neanche dal 2011 al 2014 quando i suoi telefoni sono sotto controllo e, nel frattempo, in tv e sui giornali impazza la tesi secondo cui Bergamini non è mai andato a prenderla in via Adige, ma lo avrebbero prelevato dalla sala cinematografica le famose ombre intraviste dal suo compagno di squadra Sergio Galeazzi. Isabella non parla neanche allora della sua presenza a casa Dodaro. Non dice nulla neanche al suo avvocato. Eppure, se c’era un alibi, quello era il momento di tirarlo fuori.
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