L'ex procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto
2 minuti per la letturaCOSENZA – Corruzione in atti giudiziari, falso, omissione di atti e rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento.
Sono le accuse rispetto alle quali ben presto il magistrato Vincenzo Luberto e l’ex deputato Ferdinando Aiello, entrambi cosentini, potrebbero essere chiamati a difendersi in aula.
Nei giorni scorsi, infatti, la Procura di Salerno ha chiesto il loro rinvio a giudizio ed è pronta a riproporre la questione nel corso dell’udienza preliminare in programma il 15 luglio.
Il sospetto è che, negli anni scorsi, l’ormai ex procuratore aggiunto della Dda catanzarese abbia frenato un’indagine del suo ufficio su un presunto voto di scambio tra il parlamentare di Sinistra e Libertà, poi transitato nel Pd, e un imprenditore ritenuto vicino alla famiglia Forastefano, clan di ’ndrangheta della Sibaritide.
In tal senso, Luberto avrebbe omesso di iscrivere Aiello nel registro degli indagati, scoraggiando anche i carabinieri del Nucleo investigativo di Cosenza a eseguire accertamenti nella sua direzione. Dagli atti di quell’inchiesta, inoltre, sarebbero emersi anche spunti per approfondire la posizione di altri due politici, Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, ma anche in quel caso, il magistrato avrebbe opposto la stessa condotta omissiva.
A complicare ulteriormente il quadro c’è poi il rapporto d’amicizia che intercorre tra lui e Aiello, con l’allora deputato che, stando alle risultanze investigative, tra il 2017 e il 2018 avrebbe pagato di tasca propria – in contanti o con carta di credito – parte delle spese sostenute da Luberto per alcuni soggiorni in località turistiche di lusso.
L’ultima accusa riguarda le notizie top secret passate ad Aiello, in particolare quella del trasferimento da Catanzaro a Salerno di alcune intercettazioni che, di lì a poco, avrebbero comportato l’apertura di un’inchiesta a carico di Eugenio Facciolla, allora procuratore di Castrovillari (Cs). I riflettori sulla vicenda giudiziaria si erano accesi a dicembre del 2019 in occasione di un avviso di garanzia notificato a Luberto e Aiello con tanto di perquisizioni eseguite presso i rispettivi domicili.
In un primo momento, con riferimento all’ipotesi di corruzione, era contemplata anche l’aggravante della finalità mafiosa poi accantonata dagli stessi inquirenti. A occuparsi della vicenda è la Procura di Salerno, competente in fatti che coinvolgono le toghe calabresi e nonostante sia ancora lungi dall’essere definita la vicenda ha già prodotto conseguenze importanti per Luberto dal punto di vista professionale.
Non a caso, il Csm ha ritenuto che i profili disciplinari emersi sul suo conto fossero già gravi al punto da giustificare un intervento punitivo, in particolare il suo trasferimento nel Tribunale di Potenza, “degradato” al ruolo di giudice civile. Durante le indagini l’ex vicario della Dda ha presentato un corposo dossier difensivo per confutare punto per punto tutte le accuse mosse nei suoi confronti. Gli stessi temi saranno ora al centro dell’udienza preliminare ormai imminente.
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