Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza
3 minuti per la letturaCOSENZA – “Vorrei ricordare che sono stato io denunciare i fatti alla procura appena ho scoperto che si fabbricavano carte false a mia insaputa da uno dei miei segretari, che ho immediatamente licenziato. Se non l’avessi fatto non si sarebbe scoperto proprio niente: quindi, se avessi temuto di essere coinvolto minimamente in questi o in altri reati, per le propalazioni conseguenti, dovrei essere stato un pazzo a denunciare praticamente me stesso”.
E’ quanto scrive su Facebook il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, dopo che la procura della città dei Bruzi, chiudendo le indagini preliminari, ha notificato ieri l’avviso ad Occhiuto e all’ex segretario Giuseppe Cirò. I due risultano indagati per truffa, peculato e falso ai danni del Comune.
L’inchiesta ruota intorno a presunte spese sostenute nel periodo compreso fra il 2013 e il 2016 per delle missioni istituzionali, dunque ristoranti, alberghi e biglietti aerei, rimborsate dal Comune e che però, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state fittizie.
Fra gli indagati anche due responsabili dell’ufficio Economato accusati di abuso d’ufficio e peculato in concorso in quanto avrebbero erogato i rimborsi.
“Tutte le accuse nei miei confronti – osserva Occhiuto – sono infatti frutto delle calunnie di Cirò (che ho già denunciato anche per calunnia), il quale aveva ovviamente risentimento nei miei confronti ed è stato facilmente utilizzato dai miei avversari politici come delatore promettendogli e millantando evidentemente il favore da parte degli inquirenti. Strana è comunque la circostanza che siano trascorsi più di quattro anni agevolando di fatto il Cirò, nonostante l’evidenza del reato da me denunciato. E strano è che si coinvolga il denunciante sulla base di accuse del denunciato”.
“Ricordo, infine – sottolinea Occhiuto – che sono stato tirato in ballo in questa inchiesta dopo un anomalo incontro del Cirò (con registrazione) a casa di un senatore della Repubblica che poi ha direttamente incaricato nella Commissione (da lui stesso guidata) una procuratrice della Repubblica, che è la stessa che è comparsa ad un certo punto (stranamente) in questo procedimento giudiziario coinvolgendo il sottoscritto (che era il denunciante)”.
“Non sono un pazzo – aggiunge il primo cittadino – e non ho commesso proprio nessuna delle cose che mi viene addebitata, sono solo un sindaco che si è dedicato per dieci anni alla città mettendo in secondo piano tutto quello che riguardava se stesso. Avevo delegato per queste funzioni, come sempre avviene, la mia segreteria e mi sono fidato: non potevo certo immaginare che facesse queste porcherie. Non ho mai approfittato del mio ruolo e per mia formazione mai avrei potuto farlo, anzi posso affermare con certezza che la mia Amministrazione ha portato un grande vento di cambiamento e di legalità all’interno dell’Ente. Ma questo è il ringraziamento. Chi governa “senza santi in paradiso”, eletto dai cittadini, e realizza concretamente il cambiamento anziché galleggiare nella politica come sempre è avvenuto in Calabria, diventa (soprattutto a causa dell’invidia politica) bersaglio di spaventoso fuoco incrociato ed è la persona più vulnerabile che può esistere in Calabria”.
“Io non ce l’ho con nessuno – conclude Occhiuto – ma devo pur difendermi da accuse false e infondate (costruite ad arte da avversari che hanno provato a distruggermi creandomi comunque tanti danni) e ho il dovere di difendere la mia memoria. Adesso chiederò subito di essere sentito dal magistrato per chiarire la vicenda e sono convinto che alla fine riuscirò a ristabilire la verità dei fatti. Alla fine, in questo mondo ingiusto, c’è sempre la speranza di incontrare sul nostro percorso chi ha una coscienza e il senso vero della giustizia”.
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