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Il tribunale di Castrovillari

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CASTROVILLARI (COSENZA) – A distanza di poco meno di sette mesi arrivano le prime sentenze in relazione al processo scattato a seguito dell’operazione White Collar fatta scattare dalla Finanza de comando provinciale di Cosenza coordinata dalla Procura di Castrovillari.

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L’inchiesta era nata a carico di 16 persone (di cui 9 in carcere e 7 agli arresti domiciliari), indagate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle turbative d’asta, corruzione in atti giudiziari, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio nelle vendite giudiziarie.

Il processo, celebrato con il rito abbreviato dinanzi al Gup di Castrovillari, Lelio Festa, che si è concluso oggi e relativo alla posizione di sette indagati ha portato alla condanna per ognuno in quanto ritenuti a vario titolo colpevoli rispetto alle accuse mosse dalla procura.

In particolare Giuseppe Andrea Zangaro è stato condannato a 7 anni, 11 mesi e 10 giorni di reclusione (parzialmente assolto per non aver commesso il fatto in relazione ad alcuni capi di imputazione), Antonio Guarino a un anno di reclusione e 300 euro di multa, Giorgio Alfonso Le Pera a due anni e quattro mesi di reclusione, Carmine Placonà a un anno 4 mesi e 20 giorni di carcere oltre ad una multa da 800 euro, Alfonso Cesare Petrone a due anni, 4 mesi e venti giorni di reclusione (parzialmente assolto perché il fatto non sussiste in relazione ad alcune delle accuse mosse), Luisa Faillace a 3 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione (parzialmente assolta perché il fatto non sussiste in relazione ad alcune delle accuse mosse) e Giovanni Romano a un anno e dieci mesi di reclusioni (per quest’ultimo la pena è sospesa) (parzialmente assolto perché il fatto non sussiste in relazione ad alcune delle accuse mosse).

Tutti i condannati dovranno sostenere il costo delle spese processuali e quelle di mantenimento durante la custodia cautelare sofferta.

Inoltre il giudice ha disposto il risarcimento del danno alle parti civili, da determinarsi in separato giudizio, e l’interdizione dai pubblici uffici in perpetuo per Zangaro, per cinque anni per Faillace, e per la durata della pena per Placonà, Petrone e Romano.

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