La deposizione in tribunale di un collaboratore di giustizia
2 minuti per la letturaCOSENZA – Un gruppo criminale misterioso, quasi impenetrabile, eppure centrale nel contesto ‘ndranghetistico della provincia. Questo era il clan Presta fino a poche settimane fa, prima che il pentimento di uno dei suoi vertici – il 43enne Roberto Presta – mettesse a repentaglio i segreti di un’organizzazione che ha sempre fatto della riservatezza il suo punto di forza.
Del resto, l’importanza del gruppo criminale è certificata anche dalla posizione privilegiata che la loro zona d’influenza – la valle dell’Esaro – ha nello scacchiere locale, baricentrica com’è tra la città capoluogo e i due mari, circostanza che spalanca le porte a un’eventualità fino a poco tempo fa non pronosticabile: che le confessioni del nuovo collaboratore di giustizia possano far luce sui rapporti che intercorrono tra il suo ex clan e quelli della città di Cosenza, del Tirreno e dello Jonio, in particolare per ciò che concerne le attività estorsive.
Non a caso, già da tempo gli investigatori sospettano che tale argomento sia stato recentemente oggetto di un vero e proprio summit di mafia al quale avrebbero preso parte tutte le consorterie della Sibaritide le quali, dopo aver appianato le divergenze del passato, si sarebbero riunite attorno allo stesso tavolo per dividersi la torta degli appalti pubblici, piccoli e grandi, anche nella fascia di territorio che va da Tarsia ad Altomonte passando per Spezzano Albanese e San Marco Argentano.
A quella riunione – nella quale si sarebbe discusso fra le altre cose anche dei lavori di ammodernamento della Strada statale 534 – avrebbero partecipato anche emissari della famiglia Presta, ma è questa un’ipotesi rimasta appesa per diversi mesi e che ancora oggi non ha superato la soglia del mero sospetto.
Ora, però, la collaborazione di Roberto Presta potrebbe offrire agli investigatori tutte le conferme del caso, inaugurando così un nuovo capitolo del romanzo criminale cosentino rimasto a lungo inedito. Fin qui, infatti, la polizia – e in particolare la Squadra Mobile – era riuscita a puntare un riflettore su una delle attività illecite più redditizie dell’organizzazione, quella relativa al traffico di droga, ma ben presto anche l’argomento racket e dintorni potrebbe aggiungersi alla narrazione giudiziaria, consentendo così di inquadrare ulteriormente il gruppo Presta e di dare un nome e un volto ai suoi oscuri interpreti.
Roberto Presta – che nel frattempo ha già consentito agli investigatori di rinvenire armi e materiale esplosivo – potrebbe risultare determinante per svelare anche altri misteri che si sospetta siano legati all’organizzazione, compresi alcuni omicidi irrisolti del recente passato. Come quello di Vincenzo Chimenti alias “Pettinicchio” e Salvatore Abate, trucidati a colpi di pistola proprio nella piazza principale di Roggiano il 4 gennaio del 2009, o come l’uccisione nel marzo del 2011 di Gaetano De Marco, l’uomo sopravvissuto un mese prima all’agguato fatale a sua moglie Rosellina e a sua figlia Barbara.
Un dramma noto come la strage di San Lorenzo del Vallo che ha già portato alla condanna all’ergastolo di due giovani del posto, ma caratterizzato da numerosi vuoti investigativi – sia in tema di mandanti che di esecutori materiali – che il neopentito, ora, potrebbe colmare.
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