Pellet
2 minuti per la letturaCOSENZA – Oltre 220 ignari cittadini residenti in Toscana ed in regioni vicine sono stati truffati da un’organizzazione, diretta da madre e figlio calabresi, che prometteva la consegna a casa di pellet a prezzi vantaggiosi rispetto alla concorrenza. E’ quanto hanno accertato le indagini preliminari della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura di Prato, che si sono concluse con due indagati per attività commerciale fraudolenta.
La vicenda è nata alcuni anni fa quando apparve, su diverse testate giornalistiche locali e sui social network, la pubblicità di un’allettante offerta di fornitura di pellet a prezzi concorrenziali, con tanto di consegna a domicilio gratuita. In molti aderirono all’iniziativa, sottoscrivendo i moduli di acquisto predisposti e versando, tramite bonifico bancario, le somme richieste. Senza tuttavia – nella quasi totalità dei casi – ricevere alcunché in cambio.
I finanzieri di Prato hanno ricostruito l’attività illecita, realizzata – con artifizi e raggiri – ad opera di una società con sede in Calabria e un distaccamento locale a Prato, i cui amministratori – madre e figlio originari del Cosentino – avevano precedenti penali per ricettazione e truffa. L’uomo risultava inoltre indagato per fatti analoghi, precedentemente commessi in Lombardia avvalendosi di un’altra società.
L’attenzione degli investigatori si è concentrata sul principale conto corrente utilizzato dall’impresa, sul quale – a fronte di più di mille operazioni in entrata, per un totale di oltre 400.000 euro in soli 5 mesi di operatività – sono corrisposti acquisti di merce per soli 36.000 euro.
Il denaro accreditato era poi rapidamente prelevato per finalità non attinenti all’attività societaria, con l’evidente intenzione, spiegano i militari della Gdf, di “svuotare il conto” e far perdere le tracce degli introiti illeciti.
Cospicui i debiti maturati nei confronti dell’Erario, per oltre 600.000 euro, oltre ad un’esposizione debitoria, di oltre 200.000 euro, per le attività utili ad accreditare la società nel territorio ed infondere fiducia nei potenziali clienti.
Anche in seguito alle investigazioni svolte, il Tribunale di Cosenza, competente per territorio, ha potuto dichiarare il fallimento della società.
L’attività fraudolenta ha suscitato negli scorsi mesi l’interesse mediatico di alcune trasmissioni televisive a livello nazionale. Numerose vittime avevano peraltro condiviso un apposito gruppo di “truffati” spontaneamente creato su un social network.
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