Il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza
4 minuti per la letturaCOSENZA – I carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno portato a termine l’operazione “Gipsy Village” nei territori di Cosenza, Montalto Uffugo, Torano Castello e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). I militari hanno disarticolato un gruppo criminale, attivo nel cosiddetto “Villaggio degli Zingari” di Cosenza, specializzato in estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”.
Oltre 120 carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misure cautelari, emessa dal gip presso il tribunale di Cosenza, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di 13 indagati, a vario titolo, per i reati in concorso di ricettazione, furto ed estorsione.
In particolare due persone sono state portate in carcere, 9 ai domiciliari, mentre ad altre due sono stati notificati, rispettivamente, un obbligo di firma e uno di dimora.
Il gruppo, che opera su Cosenza, secondo l’accusa è dedito ai furti di auto e alla restituzione in cambio del pagamento di somme di denaro. Uno degli indagati era stato arrestato per altri reati e per questo si trovava nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto dove gli è stata notificata la misura cautelare.
Le vittime spesso venivano avvicinate nei pressi dei luoghi dove avvenivano i furti e per la restituzione dei mezzi venivano chiesti da 800 a 2.000 euro che dovevano essere portati in contanti direttamente al “villaggio degli zingari”. Durante l’attività di indagine sono state trovate 36 auto, restituite ai legittimi proprietari.
Ricostruiti 12 episodi tra furti e ricettazioni di mezzi (3 furgoni e 9 autovetture), 9 estorsioni consumate per la restituzione dei veicoli e 2 tentativi di estorsione, fatti perpetrati da gennaio 2019 a gennaio del corrente anno. L’operazione rappresenta un seguito di quelle denominate “Scacco al cavallo” e “Scacco al cavallo 2”, eseguite dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza il 16 novembre 2018 e 4 luglio 2019, nell’ambito delle quali erano già stati arrestati alcuni degli indagati di oggi.
Il gruppo criminale, composto in gran parte da rom riusciva a contattare i proprietari delle autovetture trafugate, costringendoli alla consegna di somme di denaro per la restituzione del mezzo.
Gli indagati, una volta individuato il proprietario del veicolo rubato, stabilivano il primo contatto nel quale invitavano la vittima a recarsi in via degli Stadi, all’interno del cosiddetto “Villaggio degli Zingari”, sede del quartiere dagli stessi completamente controllato. Ed è infatti il villaggio Rom di via degli Stadi la base logistica per lo svolgimento della predetta attività, all’interno del quale i vari indagati operano con ruoli interscambiabili, essendo indispensabile la cooperazione di più persone per la commissione dei furti, la custodia dei mezzi trafugati, la gestione dei rapporti con le persone offese, fasi che potevano essere condotte nella assoluta sicurezza della copertura data dalla complicità dei residenti.
Le vittime venivano agganciate sul luogo del furto o attraverso telefonate effettuate da cabine telefoniche pubbliche, con l’indicazione delle modalità per la restituzione dell’auto.
Tra i tanti episodi documentati, vi sono anche casi in cui le stesse parti offese hanno deciso di recarsi direttamente nel quartiere di via degli Stadi, per chiedere a referenti individuati di poter recuperare il mezzo, sapendo di dovere corrispondere una somma di denaro. Il passaggio successivo consisteva nello svolgimento della trattativa per stabilire l’entità del prezzo da pagare per la restituzione che il più delle volte variava da 850 a 2 mila euro. All’atto della riscossione, veniva indicato il luogo dove si trovava il mezzo. Solo in limitati casi si è riscontrato, in assenza di una intesa sulla somma, il ricorso a minacce compresa quella della distruzione della vettura.
I carabinieri hanno recuperato 36 mezzi rubati, sentendo a sommarie informazioni 52 vittime. Di queste 4 sono state denunciate per favoreggiamento personale in quanto hanno negato tutto, non fornendo alcuna collaborazione.
Per quattro vittime dei furti è stato necessario il deferimento in stato di libertà per “favoreggiamento personale”, in quanto, pur a fronte di elementi comprovanti le richieste estorsive ricevute, hanno negato l’accaduto, non fornendo alcuna collaborazione allo sviluppo delle indagini.
La vasta operazione odierna mette in risalto, ancora una volta, la particolare determinazione con cui i militari del Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, operano per contrastare il fenomeno dei “Cavalli di ritorno”, vera e propria “piaga” dell’intera area urbana.
L’invito rivolto ai cittadini è quello di non lasciarsi intimorire dai soprusi di malfattori privi di scrupoli, bensì di riporre la massima fiducia nelle Istituzioni denunciando i reati subiti e le richieste estorsive ricevute, in modo da sradicare in modo definitivo tale odioso fenomeno.
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