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COSENZA – All’indomani dello scandalo che ha travolto l’ormai ex prefetto Paola Galeone (LEGGI LA NOTIZIA), le attenzioni degli investigatori si concentrano sulle spese di rappresentanza sostenute dall’ufficio territoriale del governo di Cosenza.
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Nelle prossime ore, gli agenti della Squadra Mobile completeranno l’acquisizione di tutti i documenti del caso per capire se, quanto avvenuto lo scorso 28 dicembre, possa considerarsi un episodio isolato o, piuttosto, qualcosa di ricorrente. È ancora presto per capire se ci troviamo davanti a una sorta di nuovarimborsopoli, stavolta in salsa istituzionale e cosentina, fatto sta che proprio da quel fondo la Galeone contava di distrarre mille e duecento euro per dividerli poi con la presidente di un’associazione locale, Cinzia Falcone, la stessa che, nelle ore successive, denuncerà l’accaduto in questura contribuendo poi in modo decisivo a far precipitare gli eventi.
IL PREFETTO GALEONE IN ASPETTATIVA
La bomba esplode cinque giorni fa, di pomeriggio, quando le due donne si incontrano in un bar cittadino per la consegna di settecento euro in contanti – diventate poi seicento – ovvero la parte che sarebbe spettata al prefetto. La Falcone, dal canto suo, avrebbe poi ricevuto un bonifico da 1220 euro previa presentazione di una fattura relativa a spese di fantasia sostenute dalla sua associazione. Il prefetto, però, non immagina che la sua interlocutrice ha addosso un microfono e che, poco prima, ha provveduto a fotocopiare le banconote che sta per metterle in tasca. Soprattutto, ignora che fuori dal bar ci sono già i poliziotti pronti a intervenire. Cosa che in effetti avviene poco dopo: la Galeone viene portata in Questura, la somma posta sotto sequestro e ad attenderla c’è un avviso di garanzia per induzione alla corruzione.
Un’imputazione ancora da dimensionare, giacché il presunto reato da lei commesso potrebbe riconfigurarsi come truffa o peculato. Non a caso, più che a una storia di mazzette e bustarelle, la vicenda sembra rimandare a una gestione allegra – o sciagurata che dir si voglia – di quei benefit annuali nella disponibilità prefettizia e sul cui utilizzo complessivo, ora, si procederà con accertamenti approfonditi, ma tant’è: a condividere con lei l’accusa, per ora, è la stessa donna che l’ha denunciata. Anche Cinzia Falcone, infatti, è iscritta nel registro degli indagati e, assistita dagli avvocati Aldo Cribari e Armando Arcidiacono, ha affrontato nelle scorse ore un interrogatorio davanti ai magistrati, subendo anche il sequestro del proprio telefonino. Naturalmente, in virtù della collaborazione offerta in questa vicenda, le sue responsabilità del caso sembrano destinate a scemare.
Quelle di Paola Galeone, invece, sono sempre più sotto la lente della Procura e anche degli uffici ministeriali. A quanto pare, appena uscita dalla Questura la donna si è recata immediatamente al Viminale – informato in tempo reale dell’accaduto – abbozzando una linea difensiva, ma al suo ritorno in città, poche ore dopo, ha provveduto a sgomberare l’ufficio di piazza XI settembre; tecnicamente è in aspettativa. E dire che a inguaiarla è quella che, sulla carta, nasce come una premura nei confronti della sua futura nemesi. Cinzia Falcone, infatti, presiede l’associazione Animed che si occupa dell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri, ma è attiva anche nella rete contro la violenza sulle donne, oltre a gestire un Centro d’accoglienza per immigrati a Camigliatello Silano. Prima del 28 dicembre, intrattiene rapporti costanti con la prefettura e, dunque, con Paola Galeone che, non a caso, prende parte insieme a lei a un evento convegnistico costato cinquecento euro, somma per la quale Animed rinuncia a chiedere il rimborso che le spetta.
L’antefatto è tutto qui: pare che l’intento del prefetto fosse proprio quello di consentire alla sua “amica” di rientrare in possesso di quella cifra e, per centrare l’obiettivo, le avrebbe proposto quel patto picaresco. Già nelle prossime ore, il consiglio dei Ministri potrebbe indicare il nome del suo successore alla guida della prefettura cosentina.
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