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La corte d'appello di Catanzaro

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COSENZA) – Confermata la condanna, inflitta in primo grado dalla Corte d’Assise di Cosenza, per 13 imputati nel cosiddetto “filone degli omicidi” del processo ‘Tela del Ragno’ relativo all’indagine su otto clan di ‘ndrangheta attivi nella zona del tirreno cosentino e su decine di omicidi.

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha, quindi, condannato Giovanni Abruzzese (ergastolo), Vincenzo Dedato (8 anni e 2 mesi), Valerio Salvatore Crivello (ergastolo), Gennaro Ditto (ergastolo), Giancarlo Gravina (ergastolo), Giuseppe Lo Piano (ergastolo), Mario Martello (ergastolo), Umile Miceli (22 anni), Fabrizio Poddighe (ergastolo), Giuliano Serpa (14 anni) e Nella Serpa (Nella foto) (ergastolo), Francesco Tundis (ergastolo).

Per i delitti di Sicoli e Siciliano, ieri sono stati annullati gli ergastoli rispettivamente a Guido Giacomino alias “Pantera” (difeso da Giuseppe Bruno) ed a Mario Mazza (patrocinato da Luca Acciardi). 

Con la sentenza di oggi si chiude (in attesa eventualmente di un ricorso al giudizio della Corte di Cassazione) un decennio di fatti di mafia nella zona del tirreno cosentino.

Tra le vittime degli omicidi finiti nell’indagine, oltre a ‘uomini d’onore e sicari, anche innocenti come Tonino Maiorano, ucciso perché scambiato per il boss Giuliano Serpa.

Gli omicidi oggetto di indagine sono da inquadrare nella guerra per il predominio tra il clan Serpa-Tundis-Bruni, capeggiato da Nella Serpa, conosciuta come ‘Nella la bionda’, prima donna capo-clan di mafia, e il gruppo rivale Martello-Scofano-Ditto.

Nel mirino finirono poi anche i carabinieri che si occupavano dell’indagine, più volte vittime di attentati e intimidazioni.

«I cavalli vincenti si vedono all’arrivo e non alla partenza. Non ci si può crogiolare sugli allori all’inizio delle indagini, ma oggi, dopo due gradi di giudizio, possiamo dire che la bontà dell’indagine è stata confermata».

Questo il commento del procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini sulle condanne in appello per i 13 imputati del processo scaturito dall’indagine “Tela del Ragno”. «Si tratta di indagini – aggiunge Lupacchini – cominciate dieci anni fa e che oggi sono arrivate a una seconda condanna nel merito. Vedremo in Cassazione se il giudizio resta confermato».

Lupacchini ha voluto anche «ringraziare i magistrati che si sono occupati di queste indagini» e a complimentarsi «con chi sin dall’inizio le ha condotte e ha rappresentato l’accusa in giudizio».

 

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