Il tribunale di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Avrà inizio il prossimo 17 maggio l’udienza preliminare a carico di Giorgio Santoro, avvocato cosentino chiamato a rispondere del reato di evasione fiscale. Rispetto alle notizie circolate nei giorni scorsi su questa vicenda (LEGGI L’ARTICOLO BASATO SULLE INIZIALI DICHIARAZIONI DELLA FINANZA), però, il quadro d’accusa appare decisamente ridimensionato.
Stando al capo d’imputazione confezionato dalla Procura, infatti, la somma che il professionista avrebbe sottratto al Fisco negli ultimi cinque anni, ammonta in totale a duecentomila euro o poco più; ben altra cosa, dunque, rispetto ai cinque milioni conteggiati in un primo momento dagli investigatori. A quanto pare, questa cifra monstre era solo il risultato di un sospetto – sorto mesi fa all’esito di un’ispezione sui conti correnti dell’indagato – che non ha trovato poi conferma nelle successive indagini.
Dei duecentomila incriminati, poi, solo una piccola parte sarebbe riferita alla professione legale esercitata da Santoro, mentre il resto è riconducibile ad altre attività imprenditoriali che lo riguardano in prima persona. Non proprio una maxievasione, dunque, quella che tra poco più di un mese sarà oggetto del processo contro l’avvocato-imprenditore.
Di diverso avviso, invece, erano gli investigatori, che gli contestavano di aver incassato compensi in nero per oltre cinque milioni di euro, con tre milioni e mezzo sottratti all’Agenzia delle entrate. Lo ritenevano un «evasore totale», aduso a documentare i propri guadagni con semplici preventivi di spesa e “parcelle pro forma” senza, però, inserirle nella contabilità. Nel mirino erano finiti anche sessanta conti correnti e diciassette immobili di sua proprietà, il mancato pagamento dell’Imu e quello della Cassa forense.
Tutte accuse vagliate poi dal pubblico ministero autore della scrematura finale. Eppure, la nota divulgata dagli investigatori qualche giorno fa, se da un lato non indicava espressamente il nome di Santoro, dall’altro non faceva alcun cenno all’ormai avvenuto ridimensionamento della vicenda che lo riguarda. Anzi, i dettagli dell’inchiesta, riproposti nella loro inattualità, hanno innescato un toto-evasore che ha tenuto impegnato per giorni l’intero Foro cosentino. Non a caso, «chi sarà mai questo avvocato?» era la domanda che correva di bocca in bocca nel palazzo di giustizia con un tam-tam alimentato dai soliti social network.
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