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Giuseppe Galiano, titolare della Galiano Srl e vicepresidente Ance Cosenza

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L’IMPRESA Galiano opera nel settore edile, a Cosenza, dagli anni ’50. Oggi è alla seconda generazione, con Giuseppe, e si prepara la terza. «Mio figlio sta per laurearsi in Ingegneria civile, mia figlia è al terzo anno di Architettura. La speranza è che l’azienda possa essere ancora attiva e competitiva quando dovrà toccare a loro» dice Giuseppe Galiano.

Perché la sua società, una delle imprese storiche della provincia, che è cresciuta e si è consolidata negli anni realizzando opere pubbliche, riuscendo sempre a superare le non poche difficoltà rispetto alla puntualità nei pagamenti che caratterizza la pubblica amministrazione, ora teme il contraccolpo del Superbonus 110 e del limbo in cui sono finiti i crediti maturati.

«Al momento ho un milione di euro di crediti nel cassetto fiscale. Se non si sbloccano, dovrei scontarli sulle tasse, dice la norma. Ma di certo io non ho un milione di euro di tasse da pagare: non sono una multinazionale! Qualsiasi utile io possa sperare di raggiungere quest’anno, non potrà mai assorbire una perdita di un milione. Ecco perché sono preoccupato e come me tante imprese del settore», spiega Galiano, che è anche vicepresidente di Ance Cosenza.

I cantieri su cui l’impresa Galiano ha lavorato, con il Superbonus, sono sette. Tutti già portati a compimento. In portafoglio, adesso l’impresa ha tantissime richieste. «Troppe senza dubbio da gestire, su queste andrà operata una scelta, individuando progetti effettivamente realizzabili entro dicembre 2023».

Se ne parlerà, però, tra qualche settimana (forse), dal momento che per ora la possibilità di cessione di credito è ferma. «Si ipotizza una riapertura per fine giugno, ma non potrà che essere una breve finestra. Se poi arriveranno i fondi per il 2022, si punterà a chiudere l’anno – continua – Per quanto mi riguarda, però, se non ci sarà uno sblocco definitivo, con la possibilità di progetti a lungo termine, non riprenderò cantieri con il Superbonus. Aggiungo che le banche hanno annunciato un aumento delle provvigioni che saliranno al 14 per cento. Se a questo si unisce l’aumento dei costi ancora in atto capisce che si finirà per lavorare in perdita».

In media quanti crediti crede siano bloccati in questo momento, per la provincia di Cosenza?

«Ritengo si possa parlare di centinaia di milioni di euro. In Calabria c’è stata una richiesta altissima: il nostro patrimonio edilizio è vetusto, incompleto. Il Superbonus rappresentava un’opportunità straordinaria, da qui l’alto numero di adesioni».

Aveva assunto personale in più per il Superbonus?

«Sì, cinque persone, che abbiamo provveduto a formare per questi interventi, oltre all’acquisto di mezzi. Se la situazione non si sblocca, sarò costretto dal primo luglio a ricorrere alla cassa integrazione e poi a licenziare. Non ho la possibilità di assorbirli nell’impresa e spostarli su altri cantieri. E tenga conto che da marzo non ho più eseguito interventi con Superbonus, ho i contratti fermi».

Il Governo è preoccupato per le truffe.

«Occorre fare chiarezza. Con la maggior parte delle truffe il Superbonus non c’entra: sono state fatte con il bonus facciate o i lavori scontati al 65 per cento. Le truffe sul Superbonus rappresentano il 3 per cento dei casi, tutti determinati dall’assenza di controlli sui cantieri. Noi come Ance abbiamo chiesto da subito che la concessione del bonus fosse accompagnata da verifiche: non serve molto, basta almeno accertarsi che il cantiere sia stato aperto. Inviterei quindi a non fare terrorismo psicologico. Servono controlli, questo sì, anche sulla qualificazione delle imprese: all’inizio per candidarsi bastava un’iscrizione some Srl e un euro di capitale sociale. Il rischio in questo caso è di ritrovarsi con lavori non finiti e condomini che dovranno rimborsare lo Stato».

Lei comunque difende la misura.

«I benefici sono stati molti. Rappresenta un’occasione unica per riqualificare il patrimonio immobiliare esistente, sta determinando la crescita del Pil, interessa tutta la lunga filiera dell’edilizia ed aiuta a combattere il lavoro nero dal momento che alle imprese è richiesto il Durc, come avviene nei lavori pubblici. Si facciano più controlli, ma non si butti il bambino con l’acqua sporca. Chi è in regola va tutelato, dietro di noi ci sono tante famiglie, spesso monoreddito».

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