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Lavoratori impegnati nei campi

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SPEZZANO SILA (COSENZA) – Incertezza e sconforto regnano tra le fila dei produttori a causa dei prezzi incontrollati del gasolio, dell’incremento dei costi dei concimi e degli altri fattori produttivi, a cui si aggiunge anche la difficoltà di trovare manodopera.

«Al netto dei giusti rischi che ogni imprenditore agricolo è conscio di assumersi, in una situazione del genere è difficile immaginare la programmazione della produzione», spiega Albino Carli, Direttore del Consorzio Produttori Patate Associati.

Il PPAS raccogliendo il disagio e le preoccupazioni, manifestati nelle ultime settimane dagli agricoltori silani, si è fatto promotore di un incontro con le organizzazioni professionali agricole, Coldiretti, CIA e Confagricoltura. Il tutto si è svolto con l’intento di capire quali strumenti, quali azioni e quali proposte portare avanti sui tavoli istituzionali per affrontare la grave emergenza economica e finanziaria che non risparmia l’Altopiano. Venerdì 11 marzo, a Camigliatello Silano, una sala gremita di persone, oltre 100 agricoltori, alla presenza dei sindaci di Spezzano Sila e Celico, ha visto crescere tra gli imprenditori in platea apprensione e nervosismo. I rappresentanti delle organizzazioni di categoria hanno illustrato le azioni già avviate che sono sul tavolo delle trattative con Governo e Regione.

«Tra queste – come ha spiegato il presidente di Coldiretti Franco Aceto -c’è la possibilità di ristrutturazione dei debiti pregressi con periodo di preammortamento, una prima azione concreta per diminuire in questa fase la pressione finanziaria delle imprese -commenta Carli – Paola Granata per Confagricoltura e Mario Grillo per la CIA hanno manifestato la volontà di accelerare la ricerca di soluzioni valide per favorire la tenuta del comparto agricolo”.

Tuttavia, i produttori chiedono altre iniziative più incisive in grado di risolvere l’emergenza di liquidità immediata, oltre che di garanzia della redditività aziendale, con strumenti di sostegno e sgravi sui costi per consentire di affrontare la prossima campagna di produzione: «La paura di iniziare a produrre, sapendo già di perdere, è tanta – ribadisce il direttore del Consorzio – Negli ultimi venti anni il settore agricolo calabrese, ed in particolare quello silano, si è evoluto ed è perfettamente al passo con le migliori realtà aziendali nazionali ed europee. La Patata della Sila IGP e il Consorzio PPAS ne sono un esempio. La valorizzazione del prodotto che oggi trova collocazione in tutta le GDO italiana è stata possibile, però, solo grazie al continuo ed impegnativo investimento in qualità, innovazione, organizzazione, logistica e promozione».

Carli precisa che in questo momento la partita si gioca su altri piani. «Abbiamo attraversato due anni di pandemia in cui le aziende, pur di restare faticosamente in piedi, hanno dovuto subire lockdown continui, cambiamenti dei processi aziendali e dei canali di vendita. Nel momento in cui si accendeva qualche speranza di ripartenza ecco che ci si rende conto che la ripresa economica è drammaticamente più lontana», dichiara soffermandosi sulle cause della nuova crisi. Da una parte c’è la Cina che «ha comprato il 60% delle materie prime mondiali facendo schizzare i prezzi verso l’alto» e dall’altra il conflitto esploso nel cuore dell’Europa. La situazione, a suo dire, si prospetta pertanto insostenibile con la sola capacità imprenditoriale. Motivo per cui il direttore spera in forme di tutela solide da parte della Regione, dello Stato e dell’Europa con l’ausilio di strumenti atti ad indirizzare alle aziende agricole e agroalimentari una parte delle risorse del PNRR per scongiurare il rischio di determinare il fallimento di tante imprese.

«Occorre fare delle scelte che premino chi fa vera produzione agricola di qualità – aggiunge Carli – Ognuno faccia la sua parte per intervenire tempestivamente sulle speculazioni, sui rincari eccessivi, per attivare misure immediate utili a iniettare liquidità nel sistema produttivo e più di prospettiva per mirare all’autonomia alimentare».

In conclusione sostiene che in un momento così difficile lo stop dell’agricoltura sarebbe deleterio sul piano nazionale: «Con gli attuali scenari di guerra, che nessuno sa come potrebbero evolvere, essere il più possibile autonomi nella produzione di cibo è di strategica importanza».

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