Uno dei feretri all'uscita dalla chiesa
3 minuti per la letturaCOSENZA – Una città in lacrime, in lutto e presente in massa ai funerali di tre delle quattro vittime del tragico incidente sulla statale 107 (LEGGI LA NOTIZIA).
Centinaia di persone accorse alle 15.30 ieri alla chiesa di Cristo Re per salutare Paolo, hanno ascoltato con eccezionale compostezza l’omelia di don Luca Perri, parroco della Cattedrale di Cosenza.
«Il tempo sembra essersi fermato – ha esordito don Luca, che ha celebrato assieme al parroco di Cristo Re, don Massimo Iaconianni – ci manca la terra sotto i piedi. La morte non ha un senso, il modo in cui la viviamo, invece, sì. Non crediamo nel fato, anche se ci sfugge il perché e per questo ci rivolgiamo al Signore. Oggi celebriamo la Madonna del Rosario, che vide il figlio morire sotto i suoi occhi. Chiediamo a lei di stare vicino ai genitori, ai familiari e agli amici di Paolo».
A concludere le esequie, le parole del giovane cugino campano, seduto sugli scalini, di fianco alla bara bianca con la maglia del Cosenza sopra. «Un mese fa venne a Salerno. Mi disse che sarebbe tornato presto, perché gli era piaciuta la città, nonostante il suo cuore rossoblù. Ai suoi amici dico di non esagerare, non siamo invincibili».
Federico Ernesto Lentini è stato salutato per l’ultima volta nel Santuario del Santissimo Crocefisso a Cosenza. Originario di Ferrara, studiava per diventare un avvocato e da poco aveva compiuto 18 anni. Anche qui una cerimonia silenziosa, come silenziosa era tutta Cosenza. Una chiesa gremita, per stare vicino un’ultima volta a Federico e provare a dare conforto ai familiari. Tanti i giovani che hanno preso parte alla funzione funebre, tutti con gli occhi pieni di lacrime e il cuore spezzato per la perdita del loro amico. Tanti compagni di scuola e colleghi universitari. Proprio ieri mattina all’Università della Calabria, gli studenti avevano promosso un raduno per ricordare le quattro vittime dell’incidente, con un minuto di silenzio e una preghiera, all’inizio del ponte Pietro Bucci dell’Unical. Anche loro in chiesa si sono stretti nel dolore davanti a quella bara bianca, ricordando, assieme ai familiari, il loro amico. Anche il cielo piangeva ieri pomeriggio la morte dei quattro ragazzi, amici inseparabili.
Bara bianca, una maglia del Cosenza Calcio col nome “Mario” poggiata sopra, il gonfalone del Liceo Scientifico Fermi. Tantissimi ragazzi a condividere il dolore dei familiari. Quando, alle 17.30 di ieri, sono iniziati i funerali di Mario Chiappetta, è sembrato di assistere alla stessa scena avvenuta un paio d’ore prima per l’amico fraterno Paolo. La stessa chiesa, quella di Cristo Re, tanti compagni costretti a vivere due momenti strazianti, uno dietro l’altro. La celebrazione delle esequie è stata affidata a don Salvatore Fuscaldo, parroco di Sant’Aniello.
«Ci sono momenti nella vita di noi sacerdoti – ha confessato – in cui vorremmo essere dall’altra parte, tra i banchi di una chiesa, e lasciare che siano altri a trovare le parole. Per questo ci affidiamo alla parola di Cristo. Il tempo non riempirà il vuoto lasciato dalla morte di Mario. Quando morì Lazzaro, qualcuno si chiese perché Gesù, che può tutto, non avesse evitato la sua morte. La sorella Marta rimproverò Gesù e lui disse “chiunque crede in me, vivrà in eterno”. Ogni domenica diciamo di credere nella vita dopo la morte. Questo è il momento di dare seguito alle nostre parole. Perché Mario in vita era affianco a noi, d’ora in poi sarà dentro di noi. L’ho conosciuto quando era piccolissimo, nella parrocchia di San Gaetano. Un ragazzo attento a me, alla sua mamma. Di recente mi disse: “Quando arriverà il momento, sarai tu a sposarmi”. Il Signore ha disposto il suo matrimonio con il mondo intero».
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