X
<
>

Un'operazione dei carabinieri

Share
5 minuti per la lettura

COSENZA – Oltre 500 carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, supportati dai militari del 14esimo Battaglione carabinieri “Calabria”, dello Squadrone eliportato cacciatori di Calabria e del Nucleo cinofili di Tito, con la copertura aerea del velivolo dell’ottavo nucleo elicotteri di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a 57 misure cautelari, emesse dai Gip del tribunale di Cosenza ed il tribunale per i minorenni di Catanzaro.

I soggetti sottoposti alle misure cautelari sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di detenzione e cessione di sostanze stupefacentì, estorsione continuata, detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni, ricettazione, furto in abitazione, spendita ed introduzione nello stato di monete falsificate, detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina, rapina aggravata e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Nello stesso contesto operativo, i carabinieri hanno proceduto a numerose perquisizioni domiciliari a carico di ulteriori soggetti coinvolti nella stessa attività investigativa.

L’indagine è stata avviata nel settembre 2016 a seguito dell’arresto in flagranza di reato di un 53enne, il quale, nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, situata nell’area dove insiste la statua di Alarico, era stato trovato in possesso di un 1,7 kg di marijuana. Dalle indagini successive è emerso che quell’ingente quantitativo di stupefacente, da cui si sarebbero potute ricavare 6.850 dosi per un valore stimato in oltre 40.000 euro, non era altro che una piccola parte di un ben più vasto e florido mercato, alimentato dalle inesauribili richieste dei numerosi giovani tossicodipendenti.

I Carabinieri sono riusciti a ricostruire una fitta rete di spacciatori che, incessantemente, con frequenza oraria e dedizione maniacale, dimostrandosi sempre pronti a soddisfare ogni richiesta, hanno evidenziato di essere in grado di rifornire con droghe leggere e pesanti, anche cocaina ed eroina, diverse piazze di spaccio cittadine e della provincia cosentina. Le diverse attività di controllo nei confronti dei numerosi indagati, corroborate da importanti riscontri e sequestri a carico dei soggetti coinvolti in qualità di pusher o assuntori, hanno fatto emergere i canali di approvvigionamento dello stupefacente e una sempre più intricata rete di collegamenti, che si dipanava lungo le molteplici piazze di spaccio dislocate non solo a Cosenza (in modo particolare nei vicoli del centro storico, tra Piazza Valdesi e Piazza Piccola, nonché in Piazza Riforma, Piazza dell’Autolinea, Piazza dei Bruzi, Villetta di Via Roma, Rialzo-viale Mancini, Piazza San Nicola, Villa Giulia, Viale Alimena, Villa Nuova, Via Reggio Calabria) ma anche a comuni dell’hinterland comela, Celico e Carolei. 

In molte delle aree interessate le telecamere posizionate hanno immortalato centinaia di incontri fugaci con repentini scambi di dosi e denaro. Dinanzi all’evidenza della gran mole di elementi di prova raccolti, molti tossicodipendenti (226 quelli identificati, di cui 30 minorenni), sentiti dai Carabinieri, hanno ammesso di aver acquistato a più riprese sostanza stupefacente dagli indagati, rendendo informazioni assolutamente collimanti con quanto emerso dalle attività tecniche in ordine alle modalità di spaccio, ai luoghi delle cessioni, ai prezzi praticati, procedendo anche al riconoscimento fotografico degli spacciatori.

La gran parte dei personaggi coinvolti nelle condotte illecite sono risultati profondamente legati agli ambienti criminali, al punto che il GIP del Tribunale di Cosenza, nel fornire una puntuale connotazione in particolare di quelli aventi un notevole spessore delinquenziale, ha sottolineato testualmente che «benché gravati da plurime condanne, misure cautelari e di prevenzione, hanno incessantemente portato avanti le loro imprese criminali, quasi indifferenti e insensibili al rischio di controllo o di repressione delle Forze dell’ordine».

Le indagini hanno ottenuto conferme dall’iniziativa di diverse madri che, in assenza di risorse in ambito familiare per fronteggiare il grave problema della tossicodipendenza dei figli ed al fine di recidere i pericolosi legami da questi ultimi intrattenuti con pericolosi pregiudicati per il procacciamento quotidiano dello stupefacente, si sono mostrate determinate a rivolgersi alla Stazione Carabinieri di Cosenza. “Mamme coraggio” che hanno deciso di collaborare con gli inquirenti pur di salvare dalla tossicodipendenza i figli, nella speranza di poter garantire loro ed a tanti altri assuntori un futuro migliore, lontano da contesti criminali.

In particolare, le dichiarazioni rese dalla madre di un giovanissimo assuntore hanno fatto emergere ed ulteriormente avvalorato le responsabilità di alcuni maggiorenni coinvolti nel traffico di stupefacenti, i quali, per minimizzare i rischi nell’espletamento dell’attività illecita, non esitavano ad impiegare stabilmente minori di età tanto nell’attività di trasporto e confezionamento dello stupefacente approvvigionato, quanto in quelle di procacciamento dei clienti e nello smercio delle “dosi di strada”.

Il Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, ha detto: «La droga a Cosenza e nel suo hinterland è diventata un problema sociale. Occorre che tutti se ne facciano carico perché solo la repressione non basta».

Le persone arrestate nell’ambito dell’operazione sono state 47, 21 delle quali condotte in carcere e 26 poste ai domiciliari, mentre ad altre dieci sono stati notificati obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini che hanno portato agli arresti sono partite dalle denunce presentate dalle denunce presentate dalle mamme di alcuni giovani assuntori di sostanze stupefacenti esasperate dai comportamenti dei figli, che in alcuni casi arrivavano ad appropriarsi dei gioielli custoditi in casa per venderli nei negozi di compro oro e potere comprare le dosi di droga. Dalle indagini é emerso anche un traffico di banconote false provenienti da Napoli sul quale le indagini non sono ancora concluse.

«Abbiamo lavorato dal 2016 – ha spiegato il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza – per ricostruire tutta una serie intricata di collegamenti tra assuntori e spacciatori che alimentavano le principali piazze di distribuzione della droga in città e nell’hinterland. Ci saranno ulteriori sviluppi investigativi, considerata anche la disponibilità di armi da fuoco per molti dei soggetti monitorati, perché abbiamo sequestrato pistole con matricole abrase e un fucile con munizionamento».

Il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, ha spiegato: «Sottolineiamo l’azione di diverse mamme-coraggio che hanno avuto la forza di denunciare e raccontare cosa facevano i loro figli. Sono coinvolti anche molti minori – ha detto Sutera – utilizzati per lo spaccio e abbiamo sequestrato diverse armi, per cui dobbiamo indagare pure su eventuali collegamenti con altre organizzazioni criminali».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE