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COSENZA – Un’operazione dei carabinieri è in corso, a Cosenza, per l’esecuzione di ordinanze di misura cautelare nei confronti di 18 persone ritenute appartenenti ad una rete di soggetti dediti ai furti di auto, alla ricettazione ed alle estorsione con il metodo del cosiddetto “cavallo di ritorno”.
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I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Cosenza e dal gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, su richiesta delle locali procure della Repubblica. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, supportati dai militari dell’8 Nucleo elicotteri, del 14esimo Battaglione Calabria, del Nucleo cinofili e dello Squadrone eliportato carabinieri cacciatori di Vibo Valentia.
Nell’operazione, cui stanno partecipando oltre 200 carabinieri, sono in corso anche numerose perquisizioni domiciliari a carico di altri soggetti indagati in stato di libertà per i medesimi reati.
I nomi delle persone coinvolte
Dieci le persone finite in carcere e sei ai domiciliari. Nell’operazione sono coinvolti anche due minorenni, uno finito in carcere e uno destinato ad una comunità di recupero. In carcere sono finiti Stefania Granato, Fioravante Naccarato, Leonardo Bevilacqua, Giuseppe Marsico, Leonardo Berlingieri, Antonio Berlingieri, Francesco Berlingieri, Marco Abbruzzese, Carmine Anzillotti e Stefano Bartolomeo. Arresti domiciliari per Christopher Manzo, Cristian Abbruzzese, Matteo Anzillotti, Giulio Manzo, Antonio Bevilacqua e Andrea Cosimo Manzo.
La ricostruzione delle indagini
L’indagine è partita dopo un aumento dei furti di veicoli rilevato nell’area urbana di Cosenza e Rende e nella zona di Montalto Uffugo, nel cosentino (molti dei quali ritrovati pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto). Gli investigatori hanno individuato una banda specializzata nei furti di auto che dopo aver rubato i veicoli (in particolar modo Fiat Panda, Punto, Grande Punto, 500 e Lancia Y), contattava i proprietari da cabine telefoniche pubbliche, chiedendo denaro per restituire le vetture. Gli incontri avvenivano nel cosiddetto “Villaggio degli Zingari” di Cosenza.
Solo dopo avere ottenuto il denaro (con somme variabili da 300 a 1.500 euro), i malviventi – secondo gli inquirenti – indicavano ai proprietari dei mezzi il luogo dove avrebbero potuto ritrovarli. Se le vittime non aderivano alle richieste di estorsione i componenti del gruppo smontavano le autovetture, vendendo i pezzi di ricambio.
I militari avrebbero accertato le responsabilità degli indagati in merito a 52 furti di autovetture, seguiti da altrettanti episodi di estorsione, raccogliendo anche le dichiarazioni delle vittime (48 persone ascoltate), la maggior parte delle quali ha collaborato con i carabinieri nell’identificazione degli autori.
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