Una piena del fiume Crati
3 minuti per la letturaCOSENZA – Se guardiamo all’organizzazione del sistema di tutela del territorio in Calabria la nostra regione dovrebbe essere un giardino incantato o giù di lì. Il cuore del sistema è rappresentata dall’azienda Calabria Verde che come tutti sanno ha assorbito i lavoratori dell’ex Afor, delle Comunità montane e soprattutto i sorveglianti idraulici. Stiamo parlando in tutto di 6115 dipendenti, più di una grande multinazionale.
All’interno di Calabria Verde ci sono delle figure specifiche che sono i sorveglianti idraulici che come compito principale avrebbero proprio quello di controllare i fiumi. Sono ben 290 unità “addette al servizio di sorveglianza idraulica” (legge regionale n. 52/2009). Il commercialista Michele Mercuri ha calcolato che hanno un costo annuo di circa euro 4.700.000,00 ed avrebbero il compito di attuare interventi nell’ottica della prevenzione del rischio idro-geologico.
Per fargli svolgere al meglio questo compito la Regione Calabria nel 2013 ha pensato bene di avviare un piano formativo per loro che è costato 730.000,00 (di durata di soli 60 giorni! quindi 12.166 euro al giorno!). Cosa è rimasto di quel piano formativo? Molto, crediamo, nelle teste dei sorveglianti; poco o nulla sul campo. Il problema principale, che non dipende certamente dai lavoratori, è che il comparto di sorveglianza idraulica nella pratica in Calabria non ha mai visto la luce.
Fra i compiti principali che avrebbero dovuto assolvere questi lavoratori ve ne sono due fondamentali, stabiliti da una legge nazionale emanata dopo la tragedia di Sarno e recepiti (ma solo sulla carta) da una delibera di giunta regionale (n. 877 del 2 ottobre 2002).
Il primo è il servizio piena in pratica nella fase di allerta (durante un evento) osserva, in maniera diretta e continua, i livelli dirici in corrispondenza di sezioni particolarmente significative e, nella fase di allarme, (dopo l’evento) assolve a compiti di Protezione civile atti a scongiurare danni a persone o cose o a ridurre il progredire dei dissesti. L’altro compito è quello di Polizia idraulica che vigilano in sintonia con quella provinciale su tutto ciò che accade nei fiumi con poteri anche sanzionatori. Oggi i sorveglianti non hanno divise o tesserini. Quindi se scorgono un aranceto che blocco il corso di un fiume o qualcuno che abusivamente preleva inerti dagli argini devono chiamare carabinieri o Polizia provinciale, non hanno nessuna autonomia. Infatti nonostante la delibera sia del 2002, questi due servizi non sono mai partiti.
Ad oggi i sorveglianti idraulici sono inquadrati come operai forestali, con contratti di natura privatistica, e hanno un orario di lavoro che va dalle 8 alle 16. Se piove alle 17 nessuno controlla i fiumi perché nessuno ha pensato a organizzare dei turni. Sono divisi in tre categorie: il sorvegliante idraulico semplice che ha compiti di sorveglianza e segnalazione sui fiumi; l’ufficiale idraulico che è una sorta di caposquadra e i digitalizzatori che raccolgono tutte le segnalazioni che arrivano da chi sta sui territori e li immettono in un sistema per poi girarli alla sede centrale di Calabria Verde. Proprio qui avviene il corto circuito perchè Calabria Verde non ha i mezzi per intervenire, quindi queste segnalazioni restano lettera morta.
Non a caso se qualcuno dovesse prendersi la briga di leggerle noterebbe che molto spesso identiche segnalazioni si ripetono di anno in anno sempre uguali a se stesse. Insomma il problema di fondo è che queste figure con l’agricoltura non c’entrano proprio nulla. La loro vera attività riguarda la Protezione Civile. Invece da anni stanno in Calabria Verde con un inquadramento sui generis e soprattutto senza mezzi.
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