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Il porto di Cetraro

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CETRARO (COSENZA) – Disertato per la terza volta consecutiva l’affidamento del nuovo mercato ittico al porto di Cetraro. Prende sempre più corpo, quindi, la tesi che imprenditori del settore (e pescatori), cetraresi e di altri territori, anche fuori regione, avrebbero timore di investire nella città del potente clan Muto, re del pesce e monopolista assoluto del settore. A suo tempo, nell’ambito del flop sul primo bando di gara il Quotidiano aveva configurato questa ipotesi, sulla scorta di testimonianze raccolte in loco, ma il sindaco cetrarese Angelo Aita aveva tentato di ridimensionare tale tesi, sostenendo che gli “addetti ai lavori” stavano lontano dalla nuova struttura per mere questioni tecniche da risolvere.

Questioni, queste, “limate” negli ultimi bandi, grazie all’introduzione, nel medesimo bando, di diversi benefit: la riduzione dell’importo posto a base d’asta per i primi quattro anni di gestione a 9.311 euro l’anno e di 16.311,90 all’anno per i successivi sei, di cui 7.000 euro annui per il canone sui macchinari presenti all’interno del manufatto in corso di incameramento, come i frigoriferi, la macchina per il ghiaccio e quant’altro, nonchè 9.311 euro annui per il canone demaniale dell’area di pertinenza. Agevolazioni rilevanti che, tuttavia, non sono servite a nulla: l’affare non piace a nessuno. Anche a quest’ultimo bando, la cui scadenza era fissata alla data di ieri entro le ore 12,00, nessuno ha osato presentare un’offerta. Svanisce così la fiducia espressa dal primo cittadino nell’affidamento del mercato ittico.

«Credo che questa volta abbiamo intrapreso la via giusta – dichiarava il sindaco di Cetraro, Angelo Aita, nel luglio scorso proprio su queste colonne – Quello a cui puntiamo è di avere, finalmente nella nostra città dove vige una lunga tradizione marinara, l’asta del pesce. Un percorso che porterà alla nostra città un cambiamento davvero importante di cui presto ne vedremo i risultati. Ne sono certo».

A quanto pare, invece, la figura del boss Franco Muto, attualmente in carcere al 41 bis dopo l’inchiesta Frontiera del 19 luglio 2016, continua ad esercitare timore non solo nella sua città, ma anche nel comprensorio, consentendo alla locale cosca di continuare a gestire il monopolio del mercato del pesce. Un settore che avrebbe fruttato ai Muto, secondo la Dda, notevoli introiti per oltre un trentennio. Ad oggi, peraltro, il centro ittico, a quasi due anni dalla sua apertura, continua ad essere snobbato anche dai pescatori. Nessuno della categoria è mai andato a vendere il proprio pescato nell’attrezzata struttura preferendo sistemarsi agli angoli delle strade.

Vedremo ora come il sindaco di Cetraro gestirà la difficile situazione che si è venuta a creare per il mancato affidamento del centro ittico, grazie alla quale il dominio del clan ne uscirebbe addirittura rafforzato.

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