Il senatore Nicola Morra
4 minuti per la letturaCOSENZA – Le norme che regolano lo sicoglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa non sembrano piacere a nessuno. Non solo Doris Lo Moro (LEGGI) e Jole Santelli (LEGGI), ma anche Federica Dieni ha presentato una proposta di legge volta a modificare la legge. Ce lo dice il senatore 5 Stelle Nicola Morra.
«Che le attuali norme siano inefficaci – dice il senatore – lo dimostra lo stato delle cose. Diversi comuni sciolti la scorsa settimana come Lamezia Terme e Cassano all’Ionio sono stati già oggetto di recente di altro scioglimento. Mi sembra quindi chiaro che lo Stato non riesce a mettere in campo una salvaguardia reale delle sue istituzioni. Troppe volte siamo passati da un commissariamento allo scioglimento nel giro di un arco temporale davvero ridotto. Allora che si commissaria a fare se lo Stato poi non riesce a bonificare determinate situazioni?».
E la sua collega cosa prospetta nella sua proposta di legge?
«Non so, dovrebbero chiederlo a lei. Io sono in Senato».
La Santelli ipotizza un “accompagnamento” dei sindaci da parte di commissari nel caso di situazioni dubbie…
«A me questa impostazione non piace. Mi sa di tutoriale, di genitoriale. Il problema è di ben altra natura e io penserei ad investimenti massicci e immateriali dello Stato perchè quello che va sconfitto non è il politico o il burocrate di turno, ma una mentalità mafiosa che ci pervade, la mentalità del comparaggio, del legame di sangue. Possiamo varare tutte le norme che vogliamo, ma come si dice: fatta la legge, trovato l’inganno. L’invito alle persone è quello di selezionare meglio chi vota in base non a rapporti di sangue e amicizia bensì a proposte politiche».
Senta non trova che gli scioglimenti si susseguano perchè vanno a colpire la parte politica e raramente quella burocratica?
«Questo è un tema che mi sta molto a cuore perchè ritengo che in queste cose ci sia corresponsabilità. Fra l’altro questo elemento è stato sancito dalla legge sullo spoil system nella Pubblica amministrazione. Detto questo non vedo perchè in alcuni comuni a pagare siano solo i sindaci, mentre in qualche comune brutio ci sono dirigenti che hanno avuto anche interdittive e nessuno ha pensato, sinora ritengo, di andare oltre. Badi bene che quando si parla di burocrazia non si parla di meri esecutori o funzionari bensì di dirigenti. Non riesco ad immaginare un sindaco che sia all’oscuro di quello che fa un suo dirigente».
Si riferisce al Comune di Cosenza?
«No. Dico solo che la Procura della Repubblica di Cosenza ha portato avanti un’inchiesta che ha avuto come esito, in questa prima fase, l’interdittiva per alcuni dirigenti. Poi si vedrà».
Ma lei allora le polemiche se le cerca…
«Perchè?»
Mi pare che pure a Cassano ha avuto una polemica feroce con il sindaco…
«Guardi io conosco bene la realtà di Cassano dove ho insegnato per anni. Ricordo che fra le mie alunne una era figlia di un collaboratore di giustizia e veniva a scuola con la scorta. Ad un’altra avevano freddato il papà in un agguato proprio davanti scuola. Quello che voglio dire è che Cassano è abitata da gente meravigliosa, ma purtroppo c’è anche chi è impregnato della sub-cultura mafiosa».
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Papasso con lei si è molto arrabbiato per la sua interrogazione…
«Mah, una volta incontrandomi alla stazione mi ha fatto una piazzata. Ma non è questo il problema. Penso che lo scioglimento sia utile anche a lui per fare pulizia perchè fra le questioni esaminate dai commissari ci sono anche alcuni lavori pubblici affidati a ditte che in passato sono state destinatarie di interdittive antimafia. Le dirò di più per collegarci al discorso di prima: questi affidamenti sono continuati anche con i commissari. Un’altra prova che i commissariamenti non servono».
E cosa bisogna fare allora?
«Altre misure. Ipotizzo ad esempio una riduzione dei trasferimenti statali in caso di scioglimenti ripetuti. Qui, ripeto c’è bisogno di una rivoluzione culturale soprattutto. Attualmente, se non sbaglio i calcoli, circa il 10% della popolazione calabrese è commissariata con città importanti come Lamezia, la terza in calabria per popolazione o Gioia Tauro o la stessa Cassano. E’ chiaro che tutto questo sembra sminuire anche il ruolo della politica e genera sfiducia soprattutto nei ragazzi. Non a caso il profilo dei tanti che emigrano è sempre lo stesso: intorno ai trent’anni, altamente scolarizzati e sfiduciati verso la società in cui vivono».
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