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Il prefessionista per ben dieci anni avrebbe svolto attività sanitaria intramoenia, senza averlo preventivamente comunicato all’Università “Magna Graecia” dove insegna
CATANZARO – Per ben dieci anni avrebbe svolto attività sanitaria in regime di intramoenia, senza averlo preventivamente comunicato all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Da qui l’accusa di truffa ipotizzata a carico di un docente della facoltà di Medicina, il cui nome è finito al centro di un fascicolo aperto dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vito Valerio, e sfociato in un sequestro preventivo, dal valore di 80 mila euro, eseguito sul conto corrente del professionista dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Cosenza, dove il prof cinquantenne risiede.
La somma posta sotto sequestro corrisponde, in pratica, a quella che, secondo la Procura, sarebbe stata illegittimamente intascata dal medico, avendo quest’ultimo, in assenza di comunicazione all’Università dell’attività svolta all’interno di un reparto dell’ospedale di Cosenza, dunque in violazione della normativa in materia, trattenuto per sè anche la parte degli emolumenti ricevuti dai pazienti che, invece, avrebbe dovuto versare presso gli sportelli di cassa dell’ente pubblico dal quale dipendeva, nel suo caso l’Umg di Catanzaro. Che, invece, avrebbe continuato a versare al docente lo stipendio pieno, sulla base di un rapporto di esclusiva che ormai era venuto meno.
Questa, almeno, l’ipotesi di reato che il magistrato ha formulato sulla scia degli elementi raccolti dai militari del Gruppo della Guardia di finanza di Catanzaro Lido, che hanno condotto le indagini, scattate in seguito ad una segnalazione mirata.
La normativa in materia, in pratica, impone ai pubblici dipendenti con rapporti di esclusiva, compresi i docenti universitari a tempo pieno, la previa autorizzazione datoriale per esercitare attività libero-professionale a pagamento al di fuori dell’orario di lavoro, usufruendo dei macchinari e delle strutture sanitarie pubbliche. Autorizzazione che il prof non avrebbe chiesto, così inducendo in errore l’Università, gli contesta adesso il sostituto procuratore, Vito Valerio, titolare delle indagini nell’ambito delle quali, quanto prima, provvederà anche a raccogliere la versione del medico, alla presenza di un avvocato.
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