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COSENZA – Sono state assolte, «perché il fatto non sussiste», le 14 persone rinviate a giudizio per interruzione di pubblico servizio in relazione all’occupazione della stazione di Rossano Calabro avvenuta il 15 settembre 2012 (LEGGI LA NOTIZIA) per «protestare contro l’abbandono della tratta ionica da parte di Ferrovie dello Stato, un abbandono concretamente manifestato con la chiusura delle stazioni e delle tratte a lunga percorrenza».

LEGGI LA NOTIZIA SULL’AVVIO DELLE INDAGINI

Lo rende noto l’associazione Movimento Terra e Popolo che aveva indetto la manifestazione insieme ad altre associazioni del territorio.

«In attesa delle motivazioni della sentenza – è scritto in una nota – ci chiediamo: chi rimborserà un intero territorio che si è visto criminalizzato per aver osato rivendicare servizi dignitosi, civili, europei mentre gli inquisitori continuavano ad abbandonare criminosamente intere comunità? Non c’era bisogno di alcuna sentenza per dimostrare la palese ragione di una protesta che ancora oggi è sacrosanta, una protesta che aveva degli obiettivi vergognosamente attuali: il ripristino delle tratte a lunga percorrenza, la riapertura delle stazioni, l’avvio dei lavori per il raddoppio e l’elettrificazione della tratta ionica lucana e calabrese. Ringraziando gli avvocati Maurizio Minnicelli, Giuseppe Urso e Rodolfo Ambrosio che hanno seguito legalmente la vicenda, approfittiamo dell’evento giudiziario per invitare il neo-Cda di Rfi ed il suo amministratore delegato Maurizio Gentile ad evitare di impiegare risorse pubbliche per andare in appello in un processo che si commenta da solo. Si impieghino piuttosto risorse umane, tecniche e finanziarie per investire sulla rete ferroviaria ionica, ricordandosi che anche in questa area di nazione vivono cittadini europei con gli stessi diritti fondamentali degli altri». 

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