Una confisca della guardia di finanza
2 minuti per la letturaCOSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza ha confiscato un patrimonio di oltre 700mila euro nei confronti dell’esponente di spicco del clan Ruà/Lanzino (Patitucci Francesco) e di un suo parente (De Cicco Giuseppe), intraneo alla stessa cosca.
Le Fiamme Gialle calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale della confisca, emessa dal Tribunale di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione.
La confisca è avvenuta su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta dal procuratore capo Gratteri, a seguito di una articolata e complessa attività di accertamento sulla base del Codice Antimafia svolta dalla Guardia di finanza di Cosenza e coordinata dal procuratore aggiunto Bombardieri.
La normativa prevede l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali, a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi, ovvero che per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuosa.
Contestualmente, la Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Cosenza ha dato corso alla misura di prevenzione personale che è il frutto di una dimostrata pericolosa tendenza dei destinatari verso logiche di violenza e sopraffazione. In particolare nei confronti del Patitucci è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di quattro anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, mentre nei confronti del De Cicco la sorveglianza speciale per la durata di anni tre. Il soggetto, ritenuto ai vertici della cosca, si trova attualmente detenuto per violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale e per violazione legge armi.
Francesco Patitucci è stato già condannato per il delitto di associazione mafiosa e reati connessi con sentenze di primo e secondo grado (divenuta irrevocabile nel 2015), nelle quali veniva condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata Lanzino/Ruà e riconosciuto quale reggente della consorteria, nonché per la commissione di reati di estorsione e di usura aggravati dalle modalità mafiose. Peraltro il capo clan era già stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa denominata Pino-Sena, con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, divenuta irrevocabile nel 2000.
De Cicco Giuseppe, invece, è legato da stretti rapporti di natura familiare con il reggente del clan ed è indicato come intraneo alla cosca Rua-Lanzino, prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura praticata dal clan.
La confisca è stata possibile grazie anche al lavoro certosino svolto dai finanzieri calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che hanno svolto accertamenti patrimoniali.
Accertamenti che, nel periodo 2002/2013, hanno evidenziato una netta sproporzione delle movimentazioni economico-finanziarie in uscita rispetto ai redditi dichiarati, nemmeno idonei a soddisfare anche le solo esigenze primarie di vita. La confisca ha riguardato: 3 fabbricati turistico-residenziali in provincia di Cosenza; 1 societa di capitale, con 10.000 quote sociali, con relativo complesso aziendale operante nel settore delle costruzioni di edifici; 1 automezzo e rapporti bancari, per un valore complessivo stimato pari ad oltre 700mila euro.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA