L'ospedale di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Non conosce il canto della ninna nanna quando deve addormentarsi, non conosce quell’abbraccio materno che stringe al cuore la propria creatura e rassicura e riempie di amore. Sara (nome di fantasia) è stata abbandonata appena nata all’ospedale civile di Cosenza, oggi ha otto mesi e ha trascorso la sua breve vita in una culletta del reparto di Neonatologia dell’Annunziata. La madre non l’ha voluta e l’ha lasciata nel luogo in cui Sara ha visto la luce.
Non si conoscono i motivi dell’abbandono, forse sarà stata la piccola malformazione congenita a indurre la genitrice a lasciarla per sempre. Intanto, la piccola vive in un reparto ospedaliero senza mai aver visto la luce del sole, senza ricevere gli stimoli che fanno sviluppare la personalità dei bambini. Solo le amorevoli attenzioni del personale sanitario le assicurano un minimo di affettività e rappresentano l’unico contatto con il mondo. Troppo poco.
Infermieri e medici del reparto, che pure si sono trasformati in balie per la piccola, non avrebbero molto tempo da dedicare a Sara durante l’orario di lavoro, specialmente se si considera che in ospedale il lavoro è tanto e il personale è sempre risicato. Malgrado ciò, non hanno fatto mancare alla bimba le attenzioni, l’affetto, i vestitini e le pappine acquistati a loro spese. C’è da dire che la piccola è stata affidata a una tutrice, che, però, l’ha lasciata nel reparto in cui è nata. Qui non potrebbe più rimanere adesso che ha otto mesi, visto che non c’è alcuna necessità terapeutica, ma non può essere trasferita nel reparto di Pediatria dove è richiesta la presenza di almeno un genitore.
Sara è nata prematura e presenta una piccola malformazione, un problema che potrebbe essere risolto quasi completamente con un intervento chirurgico da effettuarsi in una struttura specializzata, ma la mancanza dei genitori non le consente il ricovero in nessun ospedale. L’intervento, dunque, viene rimandato sine die e non si sa se ciò potrà poi influire sulla sua buona riuscita. Non si sa, soprattutto, come influiranno sullo sviluppo psico-fisico della bimba la mancanza di relazioni affettive stabili.
A questo punto bisogna chiedersi perché la bambina, nonostante la nomina di una tutrice, si trovi ancora in ospedale e se quest’ultima sia realmente interessata a occuparsi della piccola. Non è escluso, adesso che la storia è nota, un intervento del Garante dell’infanzia per le azioni che può mettere in campo nei casi di abbandono sia da parte dei genitori che da parte del tutore.
Può un minore, in una società civile, rimanere in ospedale perché nessuno si prende cura di lui? Eppure sui diritti dei più piccoli si è legiferato, predicato dagli altari e dai palchi politici, sono stati scritti manuali, fondato associazioni, allestite strutture e stanziato fondi ad hoc, ma Sara è ancora nella sua culletta dell’ospedale, senza futuro.
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