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Il tribunale di Paola

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PAOLA – Molte le riduzioni di pena e le assoluzioni, poche le conferme: respinte tutte le richieste della procura generale. Il secondo grado dell’inchiesta antimafia “Tela del Ragno” fa registrare finanche l’assoluzione dello storico boss paolano Mario Serpa (difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Antonio Malagò), condannato a venti anni di carcere dal Tribunale di Paola, in primo grado, e sul cui capo pendeva una richiesta di condanna a 21 anni di carcere della procura generale.

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Il collegio penale di Paola, all’esito della sentenza di primo grado, aveva inflitto un ergastolo ed oltre cento anni di carcere, nonchè quattordici assoluzioni. Il riferimento è al filone dell’inchiesta Tela del Ragno che riguarda i reati avvenuti tra gli anni 90 e il 2000 lungo il Tirreno cosentino e vedeva alla sbarra 44 imputati (di cui due poi deceduti) accusati a vario genere di associazione mafiosa, per tre tentati omicidi, dieci estorsioni, numerose violazioni in materia di armi, furto della divisa e di un’arma in casa di un carabiniere, simulazione di reato, minacce e usura aggravata.

Ieri, in corte d’Appello, a carico di Nella Serpa, presunta reggente della cosca di Paola, è stata registrata una conferma della precedente condanna a 18 anni di carcere, mentre il boss cosentino Giovanni Abruzzese (difeso da Giorgia Greco e Antonio Quintieri), condannato a 15 anni in primo grado, è stato assolto. Ieri sono stati assolti anche i coniugi Toto Ditto e Carmela Gioffrè, difesi da Giovanni Novello, mentre i fratelli Francesco e Alessio Martello (difesi da Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno) sono stati assolti, avendo la Corte disconosciuto l’esistenza di una nuova cosca Martello diretta dai due figli del defunto boss Luciano. Confermato l’ergastolo a Gennato Ditto, mentre il reatodi cui al capo 9 a carico di Antonio Buono (difeso da Massimo Zicarelli) è andato prescritto.

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È stata poi confermata la condanna a 1 anno e 6 mesi per Adamo Bruno, mentre Valerio Crivello ha avuto una riduzione di pena da 10 anni a 5 anni e 6 mesi; Gravina Giancarlo ha avuto una riduzione di tre anni in appello; Giuseppe Lo Piano: da 11 anni a 9 anni in appello; Mario Martello: da 9 anni e 3 mesi, a 4 anni e 6 mesi; Mario Mazza: riduzione da 15 anni a 13 anni; Fabrizio Poddighe: da dieci anni a 9 anni in appello; condanna confermata per Ilario Pugliese; Ulisse Serpa: da 3 anni ad un anno e 6 mesi; Livio Serpa: da 10 anni ad otto anni e 6 mesi; prescritto il reato di Pino Trombetta; Franco Tundis: da 20 anni e 6 mesi a 18 anni di carcere in appello.

Prescritto anche il reato a carico di Aldo Caruso, difeso dall’avvocato Francesco Sapone, mentre restano confermate le assoluzioni di cui al primo grado. La camera di consiglio è durata sei ore e mezza ed il fatto curioso è che, rispetto al rito abbreviato, l’appello del processo ordinario ha fatto registrare pene inferiori, nonostante lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito premiale. Al dibattimento per abbreviato sono stati confermati tutti i reati associativi.

In Corte d’Assise a Cosenza, invece, erano state registrate quattordici condanne e ben 11 ergastoli a carico di soggetti che avevano giocato un ruolo diretto negli omicidi consumati sulla costa tirrenica cosentina nell’ambito della faida tra cosche dell’hinterland. Tornando alla sentenza di ieri sera, in Corte d’Appello, il collegio difensivo era composto, tra gli altri, da Marcello Manna, Armando Sabato, Giorgia Greco, Francesca Gallucci, Manuela Gasparri, Sabrina Mannarino, Riccardo Adamo, Antonio Ingrosso, Francesco Sapone, Gino Perrotta, Antonio Quintieri, Antonio Malagò e Massimo Zicarelli.

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