La Questura di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Sequestrata e presa a schiaffi dai suoi ex inquilini dai quali si era recata per farsi restituire le chiavi di un magazzino. È la disavventura vissuta da un noto avvocato cosentino di 41 anni. Per lei, venti minuti di autentico terrore e un epilogo poco incoraggiante: venticinque giorni di prognosi refertati dai medici del Pronto soccorso. L’aggressione si è verificata due giorni fa nei pressi del Tribunale, ma i fatti hanno origine alcuni mesi prima, quando la donna concede in affitto un magazzino a uso commerciale.
I nuovi inquilini non conciliano e i rapporti si incrinano, culminando in una disputa a colpi di carte bollate, ma anche di minacce ai danni dei familiari dell’avvocato. Quando scatta l’intimazione di sfratto, la vicenda sembra ai titoli di coda; gli inquilini abbandonano il magazzino e si sistemano in un nuovo negozio dove, 48 ore fa, danno appuntamento all’avvocato per restituirle le chiavi.
Accade intorno alle 19 ed è il prologo al dramma cristallizzato nella querela sporta dalla vittima. L’avvocato, infatti, riferisce di essersi trovata davanti a due uomini e due donne, che dopo averle ridato il mazzo di chiavi, le chiedono di apporre una firma su un documento. Quando però lei si oppone, i suoi interlocutori cambiano registro. Uno degli uomini chiude a chiave la porta, mentre gli altri presenti si scagliano contro di lei. Viene presa a calci e schiaffi, le tirano i capelli, frugano nelle sue tasche e nella borsa, ma soprattutto è intrappolata all’interno di quel negozio.
Lei urla, batte i pugni contro i vetri, ma non riesce ad attrarre l’attenzione degli avventori di un bar prospiciente che stazionano davanti al locale. A sbrogliare la situazione ci pensa un parente dei sequestratori, il cui avvento pone fine a quella situazione scabrosa. Viene avvertita anche la polizia, ma nel frattempo lo stato di shock in cui versa la quarantenne suggerisce il suo immediato trasporto in ospedale.
Ci arriva malconcia anche per via di una crisi respiratoria, dovuta alla paura, che le fa perdere i sensi. Il giorno dopo si reca in Questura e denuncia l’accaduto.
«Vicenda grave dai contorni allarmanti per contesto, modalità e causalità», commenta il legale Riccardo Panno che assiste la sua collega in questa vicenda che la vede nel ruolo di parte offesa. «S’impone un immediato e risoluto intervento dell’autorità giudiziaria – prosegue Panno – onde evitare che nelle pieghe della burocrazia giudiziaria si rafforzi un senso, sempre più diffuso, di sostanziale impunità per i delitti commessi. La “delinquenza liquida”, mutuando calzanti e recenti definizioni della nostra Procura, necessita di risposte investigative e repressive rapide ed efficaci».
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