Un cantiere dell'autostrada A3
3 minuti per la letturaCOSENZA – Corruzione nella gestione degli appalti pubblici, compreso nel sesto macrolotto dell’A3 Salerno-Reggio Calabria. E’ questo quello che hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale di Roma che hanno eseguito misure cautelari in diverse regioni nei confronti di 21 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e tentata estorsione. Di queste 11 sono in carcere, 9 i arresti domiciliari e una è stata sottoposta all’obbligo di firma.
Gli investigatori ipotizzano un’associazione per delinquere che ha compiuto condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto nei lavori di una tratta della Tav Milano-Genova; 6° Macrolotto dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa.
IL VERTICE DELL’ORGANIZZAZIONE
A capo della presunta organizzazione indagata per un giro di corruzione in opere pubbliche che ha portato a 21 arresti, c’era l’ingegnere Giampiero De Michelis, direttore dei lavori delle tre opere al centro della vicenda, che rilasciava alle società dell’imprenditore calabrese Domenico Gallo, incaricate degli appalti, certificati e controlli di qualità compiacenti per ottenere in cambio subappalti, forniture e altri servizi alle società di suoi amici, o parenti. I due finiti in carcere stamani, sono anche coinvolti dalla procura di Genova sulla tav del Terzo Valico.
Inoltre, affermano gli investigatori, “è stata accertata l’esistenza di rapporti corruttivi intrattenuti dal direttore dei lavori con i vertici dei general contractor che si occupano della realizzazione delle tre grandi opere pubbliche”. Gallo era il “socio di fatto” di De Michelis e per costruire le strade sulle quali aveva vinto gli appalti si avvaleva tra l’altro del contributo di altre 9 persone, tra le quali alcuni funzionari del consorzio Cociv (Consorzio collegamenti integrali veloci) incaricato anche della costruzione del Terzo valico della Tav.
I SUBAPPALTI COME MERCE DI SCAMBIO
L’ex direttore dei lavori coinvolto nell’indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, nell’ambito delle tre grandi opere, avrebbe «messo a disposizione la sua funzione pubblica per favorire alcune imprese impegnate a eseguire i lavori, ottenendo in cambio commesse e subappalti in favore di società riferibili di fatto a lui stesso e a un imprenditore calabrese». Secondo gli inquirenti, il responsabile dei lavori su queste importanti opere pubbliche certificava la regolarità delle opere, a prescindere da come venivano eseguite. Risultato, lavori eseguiti con materiali scadenti e “cemento che sembra colla”, come sottolinea uno degli indagati al telefono con un socio.
Il sodalizio capeggiato dal direttore dei lavori coinvolto nell’indagine dei carabinieri del comando provinciale di Roma sulle grandi opere, e dal suo socio imprenditore calabrese sarebbe riuscito a ottenere dalle ditte esecutrici dei lavori contratti, tra consulenze, commesse e forniture, per oltre 5 milioni di euro a favore delle aziende a loro riconducibili. E’ quanto accertato dagli investigatori. Sarebbero frutto di operazioni corruttive, con la complicità di funzionari e dirigenti del General Contractor Cociv.
Il responsabile dei lavori certificava la regolarità delle opere, a prescindere da come venivano eseguite. E lo faceva per avere in cambio subappalti e forniture a società che a lui facevano riferimento. “C’è una trasformazione della tangente da denaro ad assegnazione di lavori”, sottolinea il procuratore aggiunto a Roma, Paolo Ielo. Inoltre, sarebbe stata accertata l’esistenza di rapporti corruttivi tra il direttore dei lavori con i vertici dei General Contractor che si occupano della realizzazione delle tre grandi opere pubbliche.
GLI INTRECCI NELLE GRANDI OPERE
Michele Longo ed Ettore Pagani, presidente e vicepresidente di Cociv, l’ingegnere Giampaolo De Michelis e l’imprenditore Domenico Gallo sono, secondo gli inquirenti, le quattro persone che legano le inchieste di Roma e Genova sulla presunta corruzione negli appalti per le grandi opere. In particolare, secondo quanto emerso dall’inchiesta, De Michelis e Gallo volevano mettere in piedi lo stesso sistema adottato per i lavori di realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Per gli inquirenti, i due avrebbero intimidito anche con metodo mafioso gli imprenditori per fare acquistare loro gli inerti dalle ditte da loro indicate.
I FIGLI ILLUSTRI TRA GLI INDAGATI
Tra le persone indagate nell’inchiesta ci sono anche due figli di personaggi illustri. Risultano coinvolti per corruzione Giuseppe Lunardi, figlio dell’ex ministro e attuale responsabile di Rocksoil, l’azienda di progettazione di cui è proprietaria la famiglia Lunardi, e Gian Domenico Monorchio, figlio dell’ex Ragionere generale dello stato.
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