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COSENZA – Omicidi di massa con successive sepolture in fosse comuni attraverso l’impiego di una ruspa e decapitazioni sono i principali filmati, tutti con l’immancabile bandiera nera dell’Isis, erano i video principalmente visionati da Hamil Medhi, il marocchino di 25 anni arrestato ieri dalla polizia a Cosenza perché accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale.
Particolarmente significative le immagini relative ai preparativi del martirio di tale Abu Salem Addarawi il quale nel video afferma che «il destino dei fratelli musulmani è quello della lotta armata» e poi, con espressione particolarmente efficace, si fa collegare da un fratello i fili di una cintura esplosiva e, quando una voce fuori campo gli chiede se non gli faccia paura l’esplosivo, risponde che la «cosa importante è quella di uccidere i nemici di Allah». In una scena successiva lo stesso riferisce che: «sta legando le chiavi del paradiso con le sue mani».
Intanto, notte tranquilla in carcere per il marocchino di 25 anni arrestato con l’accusa di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale.
Il giovane è detenuto in isolamento nel carcere di Cosenza. Al venticinquenne è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Giuseppe Perri, che ha accolto la richiesta del Coordinatore della Dda, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto procuratore, Paolo Petrolo. Nei prossimi giorni sarà fissata la data dell’interrogatorio di garanzia.
Le indagini della Digos di Cosenza e del Servizio Centrale Antiterrorismo hanno avuto inizio dopo l’espulsione che Hamil Medhi, nel luglio scorso, era stato espulso dalla Turchia perchè ritenuto pericoloso. Gli inquirenti ipotizzano che il marocchino aveva intenzione di raggiungere la Siria per unirsi al fronte terroristico dell’Isis. Nel corso delle indagini gli investigatori avrebbe accertato che il venticinquenne si sarebbe auto-addestrato per il combattimento ed avrebbe avuto contatti telefonici con esponenti dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico. L’uomo è stato più volte ripreso intento a pregare sia a casa che sul posto di lavoro.
Secondo gli agenti, inoltre, il tema dominante delle giornate di Medi, era costituito “dalla consultazione sistematica e ripetuta in modo ossessivo di video di auto addestramento e che riproducono scenari di guerra nelle zone controllate del Daesh oltre a immagini di decapitazioni, omicidi di massa con successiva sepoltura in fosse comuni”.
Subito dopo l’arresto Hamil Medhi, il marocchino di 25 anni accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, ha chiesto ai poliziotti di Cosenza un posto dove potersi lavare le mani e dove pregare.
LA DIFESA. «Non ho ancora avuto modo di incontrare il mio assistito ma da quanto ho saputo dalla sua famiglia il ragazzo è andato in Turchia per pregare». Lo ha detto l’avvocato Francesco Porto, difensore di Hamil Medhi. «Sia il ragazzo che la sua famiglia – ha aggiunto – sono ormai da anni in Italia e non hanno mai avuto nessun tipo di problema. Sono persone che lavorano e vivono la loro vita tranquillamente e sono perfettamente integrati nella comunità locale di Luzzi. Attendo di poter parlare con il ragazzo e di capire meglio la vicenda. E intanto siamo anche in attesa che venga fissato l’interrogatorio di garanzia quando avremo un quadro più completo delle contestazioni fatte».
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