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COSENZA – Una delegazione della commissione parlamentare antimafia è stata in visita a Cosenza dove ha tenuto delle audizioni con i procuratori della Dda, il Garante regionale per l’infanzia e il presidente del tribunale per i minori. Al termine delle audizioni la presidente della Commissione, Rosy Bindi, ha messo in luce alcuni aspetti della tragedia del piccolo Cocò Campolongo evidenziando come «il piccolo Cocò è stato vittima della mafia, è stato usato dalla sua famiglia e probabilmente è stato anche vittima di una mancanza di strumenti adeguati per tutelari i minori, sempre, ma soprattutto in questa terra. La domanda che ci poniamo è perché Cocò non era con la madre e perché era stato affidato ad una famiglia che lo stava usando».
La presidente Bindi ha, inoltre, affermato che «ci sono forse delle carenze legislative e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Però vogliamo anche accertare, con un’altra inchiesta che ci riserviamo di fare, se ci sono state anche altre responsabilità. Detto questo, però, non è stato segnalato un rapporto mafia minori come in altre parti del nostro Paese, né come attori di mafia né come vittime. Da questo punto di vista questa provincia non registra problemi particolari, mentre, come tutta la Calabria, registra un’emergenza minori, perché dimenticati dalle politiche. Minori significa scuola, famiglia, servizi sociali, capacità di relazioni. E noi continuiamo a chiederci qual è il modo migliore per tutelare i minori dalle loro famiglie quando sono dentro famiglie mafiose».
Si tratta senza dubbio di «un tema delicato perché è delicato il rapporto tra famiglia e minori, ma riteniamo di non poter ignorare questo aspetto, perché un minore che nasce e cresce in una famiglia mafiosa è un minore che va tutelato anche dalla sua famiglia».
Rispetto poi all’incidenza della criminalità nel territorio della provincia Cosentina la presidente Bindi ha annunciato di aver «acceso un focus su Cosenza per approfondire la presenza della criminalità organizzata in città e nella provincia e il tema dei minori, uno dei filoni d’inchiesta della nostra commissione che ci ha visti già impegnati a Reggio Calabria e non poteva non trovarci presenti qui, dopo le vicende che hanno interessato il piccolo Cocò Campolongo».
Bindi ha rivelato come «anche in questa provincia sono presenti le cosche di ‘ndrangheta con famiglie ben radicate, con collegamenti con altre ‘ndrine della Calabria, con forti capacità intimidatorie, legate come sempre alla droga, al traffico di essere umani e con capacità di penetrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. Abbiamo trovato un’attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia e questo ci rassicura, nonostante una carenza di organici che la Procura, in particolare la Dda, ci ha segnalato. La provincia di Cosenza – ha proseguito – veniva ritenuta una zona franca rispetto alle mafie se messa a confronto con situazioni più critiche, come Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma dopo questa giornata di approfondimento questo luogo comune è stato superato».
Rispetto poi all’accorpamento dei tribunali di Rossano e Castrovillari la presidente ha evidenziato che «resta un tema che deve essere oggetto di osservazione da parte del ministero della Giustizia, e crediamo che se si devono razionalizzare e risparmiare le risorse, la Calabria è di certo l’ultimo posto nel quale si debba pensare di risparmiare e razionalizzare».
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