Luca Occhiuzzi
4 minuti per la letturaLuca Occhiuzzi, arrestato dai carabinieri dopo un anno da latitante, scoperto per la passione per le donne. L’uomo era “in dolce compagnia” in un appartamento del centro storico di Cetraro
CETRARO – Tradito dalla passione per le donne. È finita così, nel cuore della notte tra il 14 e il 15 febbraio, la latitanza di Luca Occhiuzzi, 37 anni, arrestato dai carabinieri di Cosenza mentre si trovava in “dolce compagnia” in un appartamento nel centro storico di Cetraro.
Annoverato nell’elenco dei latitanti più pericolosi dal ministero dell’Interno a partire dal 7 febbraio 2023 – l’ultimo rimasto in provincia di Cosenza -, ritenuto affiliato di spicco della potente cosca “Muto” di Cetraro, Occhiuzzi era sfuggito alla cattura il 15 settembre 2022, quando fu emessa nei suoi confronti e di altre quattro persone un’ordinanza di arresto firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro. Nel blitz antimafia Attilio Brusca, Lorenzo Iorio, Pierfrancesco Maccari e Fedele Cipolla furono arrestati, solo Occhiuzzi si rese irreperibile e da quel giorno fece perdere ogni sua traccia.
(La posizione dei tre, Brusca, Iorio e Maccari, come comunicato dagli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco, è stata archiviata perché sono stati ritenuti completamente estranei alla vicenda relativa al tentato omicidio ai danni di Hakim Dezaz e a tutti i reati contestati. Inoltre, nel mese di marzo verrà discussa presso la Corte di Appello di Catanzaro la richiesta di riparazione per l’ingiusta detenzione subita per tali fatti. Per quanto riguarda la posizione del Maccari Pierfrancesco, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Marco Bianco, lo stesso è stato assolto con sentenza passata in giudicato per tutti i fatti contestati e nel mese di giugno verrà discussa presso la Corte di Appello di Catanzaro la richiesta di riparazione per l’ingiusta detenzione subita per tali fatti. Inoltre, occorre ribadire che Brusca Attilio, Iorio Lorenzo e Maccari Pierluigi sono risultati assolutamente estranei alla vicenda contestata e risultano essere incensurati).
Per la Dda di Catanzaro – che coordinò le indagini delegate ai carabinieri della Compagnia di Paola e a quella di Scalea – fu Occhiuzzi l’artefice del tentato omicidio, aggravato dalle modalità mafiose, di Hakim Dezaz, addetto al servizio di sicurezza di un locale notturno sul lungomare di Belvedere Marittimo, lungo la costa tirrenica. Il 26 giugno 2021, il “gruppetto” fece irruzione nel locale, dove era in corso un evento al quale era consentito accedere solo su prenotazione.
ARRESTATO OCCHIUZZI, LA RICOSTRUZIONE DEL TENTATO OMICIDIO
I cinque, pur non avendo prenotato, pretesero di allestire un tavolo e cominciarono a consumare bevande senza pagare. Alle richieste del buttafuori di saldare il conto, la situazione degenerò al punto che, una volta usciti fuori dal locale, Dezaz venne raggiunto da un colpo di pistola calibro 6.35. Il proiettile lo colpì alla coscia sinistra, “sede anatomica di punti vitali, quali l’arteria femorale”.
LEGGI ANCHE: Cetraro, tentato omicidio e altro: 5 arresti dell’antimafia – Il Quotidiano del Sud
Secondo la ricostruzione dell’accusa, ci sarebbe stato anche il tentativo di sparare al volto la vittima. Tentativo mancato “a causa dell’inceppamento dell’arma e nonostante i vari tentativi di sbloccarla tramite manovre di ricarica e scarrellamento”. Occhiuzzi è indagato anche per i reati di detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo. Ma anche per estorsione in concorso e lesioni personali, aggravati del metodo mafioso. Il procedimento penale nei suoi confronti attualmente si trova nella fase dell’udienza preliminare.
I DETTAGLI DELLA CATTURA: OCCHIUZZI TRADITO DALLA PASSIONE PER LE DONNE
L’ultima volta che si ebbero suoi segnali, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, la cella del suo telefono fu agganciata a Lorica, nella Sila Cosentina. Da quel momento, più nulla. Sarà necessario oltre un anno di intensa e approfondita attività investigativa da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza per risalire al luogo in cui Luca Occhiuzzi si nascondeva. Le indagini si sono concentrate dapprima sui suoi contatti più stretti. Attraverso una serie di servizi di osservazione e pedinamento condotti col supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna e talvolta anche con l’ausilio di un drone, gli inquirenti sono arrivati a restringere il cerchio al centro storico di Cetraro, feudo quasi “inaccessibile” del clan Muto.
Tutt’altro che facile, pertanto, per gli uomini dell’Arma, non dare nell’occhio durante le fasi più delicate dell’attività investigativa. A metterli sulla giusta pista, la vicinanza a una donna, non l’unica a quanto sembra, frequentata dal latitante nell’ultimo periodo che ha portato, dieci giorni addietro, a una prima perquisizione all’interno di un’abitazione nella parte antica della cittadina, conclusa tuttavia con una fumata nera. Intorno alle 4 del mattino, una seconda perquisizione ha dato finalmente l’esito sperato. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Cosenza hanno fatto irruzione nella mansarda di una palazzina, a circa 18 metri di altezza.
È lì che hanno sorpreso Occhiuzzi. Dormiva insieme a una donna – non la stessa individuata in un primo momento -, un’infermiera della clinica “San Camillo” di Sangineto. Arrestata con l’accusa di favoreggiamento e posta ai domiciliari. Le indagini sono ancora in corso, per rintracciare gli altri eventuali fiancheggiatori che avrebbero coadiuvato Occhiuzzi nel periodo in cui si è sottratto alla giustizia.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA