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L'arresto di Matteo Messina Denaro

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Il capo dei capi di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, avrebbe trascorso parte della latitanza in Calabria, ecco dove

IL SAVUTO e la striscia tirrenica dove sbocca il fiume che divide le province di Catanzaro e Cosenza, tra l’area Lametina, cioè, e quella di Amantea, potrebbero essere elementi geografici, molto familiari agli ultimi anni di latitanza di Matteo Messina Denaro. Fonti qualificate riferiscono che proprio nella zona, tra Lamezia e Cosenza, potrebbe essersi rifugiato il numero uno dei ricercati, prima di ritornare a Campobello in Sicilia, dove si sarebbe recato nella fase della malattia che lo ha colpito e dove ha sicuramente vissuto gli ultimi mesi, prima del suo arresto, avvenuto lo scorso 16 gennaio in una clinica di Palermo.

Nella summenzionata area della Calabria, a breve, potrebbero esserci importanti novità circa la latitanza di Messina Denaro. Chissà, forse gli inquirenti, dopo aver arrestato il capo dei capi ed aver controllato le schede telefoniche che usava, intestate ad altri nomi, potrebbero aver scoperto che un dato numero di cellulare, in un dato periodo, attaccava a determinati ripetitori non distanti dalla zona geografica descritta. Forse a più ripetitori, man mano che il ricercato si spostava, ma tutti installati in una fascia delimitata, ora sotto la lente d’ingrandimento.

MATTEO MESSINA DENARO E LA CALABRIA, L’INDISCREZIONE CHE PORTA ALL’AREA DEL SAVUTO

Il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, che ha coordinato le operazioni che hanno portato al fermo dell’ultima “primula rossa” di Cosa nostra, ben conosce i suddetti luoghi, in quanto, ogni qualvolta dalla Sicilia, rientra nella “sua” Cosenza, li percorre quando viaggia sull’autostrada che, per un lungo tratto, scorre parallela al fiume Savuto e che da Lamezia, conduce a Cosenza. L’indiscrezione sulla presunta latitanza calabrese di Messina Denaro, fa ritornare in mente, una voce cominciata a circolare due anni fa, precisamente il 2 aprile del 2021, giorno in cui un reparto speciale di carabinieri piombò su Amantea dal cielo.

Arrivò in elicottero, atterrando allo stadio comunale. Una palazzina venne circondata e perquisita. Si disse che i militari dell’Arma erano alla ricerca di un superlatitante e si fece pure il fatidico nome di Mattea Messina Denaro. Nessuna conferma ufficiale ci fu. Ma chiaramente le notizie odierne riportano alla memoria quel blitz nella città tirrenica, l’ultima della provincia di Cosenza, confinante col Lametino. Il blitz scattò nel pomeriggio, con il supporto dei Vigili del fuoco con l’incursione del gruppo di carabinieri nello stabile con più appartamenti, abitati per lo più come case estive.

LE INDISCREZIONI SUL BLITZ DI AMANTEA

L’indiscrezione che circolò, riportata dal Quotidiano, si riferiva ad un imprenditore agricolo, arrestato qualche mese prima, che sarebbe stato in rapporti con Messina Denaro e che dopo l’arresto avrebbe indicato uno degli appartamenti perquisiti, quale covo utilizzato dal superlatitante siciliano. Non fu trovato nessuno nella palazzina, ma le ricerche ripresero l’indomani mattina su altri punti del territorio amanteano.

Nel 2011, per rimanere sempre nella provincia cosentina, si sospettò che Messina Denaro potesse aver abitato in due distinti appartamenti a Mendicino, comune alle porte di Cosenza. Ripetiamo, secondo quanto risulta al Quotidiano, presto in queste aree della Calabria, potrebbe arrivare la procura di Palermo, per mettere un ulteriore tassello nel complesso puzzle della lunga latitanza dell’uomo più ricercato d’Italia, dopo gli arresti di Totò Riina (1993) e Bernardo Provenzano (2006).

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