I carabinieri a Paola
3 minuti per la letturaLe estorsioni realizzate dal clan Calabria-Tundis sul Tirreno Cosentino ricostruite nell’ambito dell’operazione Affari di Famiglia
PAOLA – Il “capitolo” delle estorsioni occupa una parte preminente dell’indagine sul Tirreno cosentino. Secondo le ipotesi di accusa, la cosca Calabria-Tundis sarebbe risultata attiva nel settore delle estorsioni, in quanto le indagini portano ad annotare sui taccuini degli investigatori diversi episodi intimidatori ai danni di vari imprenditori e privati cittadini locali.
Sarebbe emerso, in più casi, che le vittime avrebbero cercato di avere contatti con i maggiorenti della cosca. Alcuni destinatari si sarebbero subito “rassegnati” ritenendosi disposti a pagare “con cadenze regolari” la tangente. In altre situazioni, la vittima non essendosi attivata per ricercare un referente criminale con cui discutere, è stata “accompagnata” coattivamente al cospetto del capocosca per rendere conto del suo comportamento.
AFFARI DI FAMIGLIA, LE ESTORSIONI MESSE IN ATTO SUL TIRRENO COSENTINO
E’ quest’ultimo, il caso registrato il 3 ottobre 2018, quando i titolari di una ditta edile che stava eseguendo dei lavori di “adeguamento sismico della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado” a Longobardi, davanti al cantiere avevano trovato una bottiglia con liquido infiammabile. Dopo circa dieci mesi da quell’evento gli indagati, non avendo ancora riscosso le somme di denaro, si organizzavano per aumentare le pressioni per costringere la ditta a versare 15.000 euro.
LEGGI ANCHE: LA SCHEDA – Operazione Affari di Famiglia, l’elenco completo degli arrestati
La vittima, secondo quanto emerso, veniva direttamente condotta “al cospetto” di Pietro Calabria, redarguita e costretta a pagare in tempi rapidi la somma pretesa e a consegnare nel frattempo in garanzia la propria autovettura. «Non parlava più, ho detto: mo’ gli prende qualche infarto! «Ma lo sai come tremava?!»; «Mizzica, però te l’ha fatto “pisciare” sotto, pure a piedi se n’è andato!». I fatti ricostruiti anche grazie ad intercettazioni e riprese video. L’attività criminosa, si evidenzia, si è prolungata per circa un anno.
Nel mese di ottobre 2017, la richiesta di “sostegno” per un componente della famiglia, ristretto in carcere. La conseguente tentata estorsione, ai danni dell’azienda di rifiuti “Calabra Maceri”.
Al diniego dell’aiuto, una serie di atti intimidatori: il 1 dicembre 2017, il danneggiamento, con un sasso, del parabrezza di un furgone usato per la raccolta dei rifiuti, all’interno dell’isola ecologica di San Lucido. Il 20 dicembre 2017, due individui tentavano di asportare un veicolo per la raccolta dei rifiuti, non riuscendo nell’intento solo per la pronta reazione del custode. Il 14 febbraio 2018, l’incendio di un furgone di proprietà, parcheggiato nell’isola ecologica in San Lucido.
IL CASO DEL BAR A FIUMEFREDDO BRUZIO
Altro episodio estorsivo contro titolare di un bar a Fiumefreddo Bruzio. Il locale commerciale è stato bersaglio di un attentato esplosivo con un ordigno artigianale in data 8 ottobre 2018. Uno degli indagati sarebbe entrato in contatto con un soggetto non identificato in grado di fornire materiale idoneo a sfondare un’auto: “se prende una macchina la deve sbunnare”.
Vittime anche due pescatori di San Lucido. A dicembre del 2018 veniva appiccato un fuoco per incendiare il magazzino di proprietà dei pescatori. A distanza di pochi giorni, veniva data alle fiamme l’autovettura Fiat in uso alla moglie di una delle vittime. C’è anche un episodio di un presunto estorsore “abusivo”. Un personaggio che avrebbe riscosso somme a nome del gruppo “presentandosi abusivamente come delegato dei Calabria”.
Fra le vicende: anche i lavori di smontaggio di un’antenna telefonica; e poi, locali commerciali a Fiumefreddo Bruzio, ad Amantea, a San Lucido. La tentata estorsione con una bottiglietta con liquido infiammabile su un camion parcheggiato in un cantiere di lavori di manutenzione della linea ferroviaria a Belmonte Calabro.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA