X
<
>

La deposizione in aula di un collaboratore di giustizia

Share
2 minuti per la lettura

COSENZA – Mille e ottocento euro, una cifra di tutto rispetto che nel Mezzogiorno d’Italia rappresenta il guadagno medio di un verniciatore di carrozzerie, purché esperto; a Cosenza, invece, è il salario mensile di un affiliato alle cosche locali.

A rivelarlo sono i collaboratori di giustizia di ultima generazione, quelli più freschi di diserzione dai rispettivi gruppi criminali d’appartenenza. Da Luciano Impieri a Franco Bruzzese, passando per Luca Pellicori e Adolfo Foggetti, sull’argomento salari e dintorni i loro racconti convergono alla perfezione. Mille e ottocento euro dunque, che stando alle testimonianze di altri pentiti, risalenti però a qualche anno addietro, dimostrano come pur in assenza di un contratto collettivo del crimine organizzato, quest’ultimo non presti molta attenzione all’adeguamento degli stipendi per i propri soldati.

Nel 2011, infatti, sul tema specifico si esprime anche Angelo Colosso alias “Poldino”, facendo accenno durante un interrogatorio davanti ai magistrati della Dda al compenso che la sua ex organizzazione – il clan Lanzino – versava nelle tasche dei propri affiliati. Anche lui parla di una quota “1800”, riferendosi però alla busta paga di uno degli elementi più rappresentativi del gruppo, quel Franco Presta che, stando a numerose sentenze aveva il compito di eseguire omicidi per conto del gruppo. Un capo, dunque, ma retribuito come uno statale, magari qualcosina in più.

Uno scenario ben diverso, dunque, da quello siciliano, dove alla fine di ogni mese, ad attendere i padrini corleonesi c’era un assegno da quarantamila euro che, nel peggiore dei casi, scendevano a diecimila, euro più euro meno, mentre all’ultimo anello della catena criminale, allo spacciatore quasi sempre minorenne erano garantiti introiti per almeno mille euro.

Altro che Cosenza, insomma, dove persino un pezzo grosso come Vincenzo Dedato, già contabile dello stesso gruppo di Presta, l’uomo che gestiva le estorsioni sui grandi appalti nell’atto del suo pentimento ebbe a dire: «Guadagnavo pressappoco quanto un operaio specializzato». Già, pressappoco.

Si dirà: anche questa è la banalità del male, ma a ben vedere è soprattutto un segno tangibile di come, in tempi di crisi, sia spending review per tutti, davvero. Malavita compresa. Meglio lavorare con la vernice, insomma: ci si sporca anche lì le mani sì, ma si corrono meno rischi.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE