L'auto sottratta al medico
3 minuti per la letturaGLI “zingari” di Lamezia Terme sbarcano anche sul Web, nell’ambito di “colpi” studiati a tavolino e messi a segno su Facebook a danno di venditori privati di automobili.
Alcuni giorni fa, nel mirino di un presunto componente della banda lametina, attiva sul territorio anche nella zona di Cosenza, c’è finito un noto medico paolano, a cui è stata letteralmente sottratta l’automobile in modo fraudolento.
Una tecnica ben congegna che sfrutta la piattaforma telematica “Market Place” di Facebook, dove i privati mettono in vendita le proprie automobili, ma anche moto, ciclomotori ed altri beni.
Gli “zingari”, più o meno noti perché legati a famiglie ‘ndranghetiste calabresi coinvolte negli anni in diverse operazioni anticrimine, non ultima quella sui “cavalli di ritorno” e sui furti di automezzi, sguinzagliano propri adepti sul web per intercettare e studiare le vittime, consumando, quindi, ipotesi di cui alla insolvenza fraudolenta, reato contro il patrimonio commesso da chi contrae un debito nascondendo la propria insolvenza con il proposito di non adempiere all’obbligo di restituzione.
Ed è quello che è accaduto pochi giorni fa a Paola. Il medico è stato raggiunto da una cordiale telefonata dal soggetto, molto noto alle forze dell’ordine, ma non al malcapitato, a cui è stato richiesto un appuntamento. Il 21 ottobre i due formalizzavano il passaggio di proprietà presso l’Aci previa consegna di un assegno da 4mila euro da parte dell’acquirente con la contestuale consegna dell’auto.
Ma dopo mezz’ora, il medico veniva contattato telefonicamente dal furbetto che lo informava di un presunto guasto all’auto: “Sono rimasto fermo all’altezza di Campora San Giovanni”. E per essere credibile, il malvivente gli inviava tramite whatsapp più foto in cui si notava l’auto su un carro attrezzi (verosimilmente in uso a un suo complice), fotografato da varie angolazioni senza mai riprendere la targa.
A quel punto, il medico metteva in contatto telefonico l’acquirente e il suo meccanico di fiducia, e quest’ultimo invitava il furbetto a portare l’auto presso la sua autofficina. Ma ciò non avveniva. Anzi, poco dopo l’acquirente informava il venditore d’aver subito un danno di 1.700 euro, sia per il guasto all’auto sia per il coinvolgimento del carro attrezzi.
Spiazzato, il medico si è messo subito a disposizione dell’acquirente, dicendogli che avrebbe incassato l’assegno da 4mila euro ed effettuato al contempo un bonifico da 2mila euro all’acquirente per i presunti disagi a lui arrecati.
Lo “zingaro” si è quindi recato, in due circostanze, prima sul luogo di lavoro e poi a casa del medico, proponendo allo stesso di restituirgli l’assegno, con la promessa che avrebbe bonificato lui le 2mila euro. Bonifico che non è mai arrivato, con l’acquirente che si è giustificato riferendo di essere rimasto coinvolto in un incidente.
Dopo aver capito di essere finito in mano ad una persona poco onesta, avendo verificato su google che l’acquirente era un malvivente di razza appartenente alla famiglia degli zingari, il medico ha dapprima minacciato di recarsi in caserma, e poi è riuscito ad ottenere l’assegno da 2mila euro che, tuttavia, è risultato essere pure scoperto.
Secondo quanto si è appreso diversi altri sarebbero i “pacchi” rifilati a persone oneste, residenti nella zona del lametino e del cosentino. Bisognerebbe mettere assieme queste storie e, perché no, fermare questo andazzo.
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