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Clementina Spinelli

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BELVEDERE MARITTIMO (COSENZA) – È stata interrotta bruscamente l’estate di Clementina Spinelli, 34 anni, studentessa di Archeologia a Siena. La giovane calabrese, da aprile nel suo paese d’origine, Belvedere Marittimo, ci racconta quanto le è accaduto, scendendo nei dettagli della vicenda di cui questo giornale ha dato notizia.

«La mia carrozzella elettrica, quella che mi permette di vivere e muovermi a Siena, dove risiedo da sola, è stata completamente distrutta: quando ho visto lo stato in cui al momento versa, mi sono sentita nuda, senza gambe», dice Clemy – questo il nomignolo con cui viene affettuosamente chiamata -, che convive dalla nascita con una disabilità motoria.

«La mia scarsa mobilità – aggiunge – non è degenerativa, è dovuta a un errore medico: mia madre, al momento delle doglie, dovette aspettare il cambio turno dei sanitari per mettermi alla luce. Dovevo nascere a mezzanotte – precisa la ragazza -, ma sono nata alle 7 del mattino, dopo aver subito un ictus che mi ha provocato tutto questo». Una storia, a quanto si apprende, di «malasanità calabrese» che oggi, dunque, si incrocia con una pagina di vandalismo e, soprattutto, di scarsa sensibilità per l’altro, per gli altri.

«La carrozzella elettrica – dice ancora Clemy Spinelli – per me è fondamentale: Siena è una città medievale, piena di sanpietrini: a Belvedere posso benissimo utilizzare la sedia manuale, c’è la mia famiglia che mi aiuta, ma in Toscana chi è che mi spinge?».

Il danno, neanche a dirlo, non risulta essere uno soltanto. «Le persone che hanno dapprima tentato di rubare la mia carrozzina, sembrerebbe essere coinvolto un sedicenne verso cui ho proceduto con relativa denuncia grazie ai miei legali Eugenio Greco e Norina Scorza, e poi hanno pensato bene di sfasciarla totalmente – dichiara la giovane – hanno compiuto un atto osceno: forse non sanno che io ora potrò tornare a Siena solo quando entrerò in possesso di una nuova carrozzella (quella attualmente distrutta Clemy l’aveva da un paio d’anni, per mezzo dell’Asp, ndr)». E, oltre il danno – anzi i danni (materiali, morali…) -, si fa avanti anche la beffa da parte di qualcuno.

«La carrozzella di cui stiamo parlando – spiega Clemy – si trovava parcheggiata in un’area dedicata; qualche persona, dopo l’accaduto, però mi ha persino domandato perché non l’avessi riposta, durante la mia assenza, in un garage». Come, insomma, se chi subisce dovesse sempre e comunque giustificarsi. Impensabile. «Ho ricevuto, a ogni modo, anche moltissime chiamate di solidarietà – dichiara la ragazza -, in primis quella del governatore Roberto Occhiuto: una telefonata informale, lunga e umana, in cui, non posso dire di più, ho ricevuto conforto anche sul punto carrozzina; poi le parole dell’assessore regionale alle Politiche sociali Tilde Minasi, l’amministrazione senese, l’arcivescovo della città Lo Giudice, il direttore del dipartimento di Archeologia dell’università che frequento Enrico Zanini; in altri termini – chiosa -, tutto questo mi ha riempito il cuore, nella consapevolezza, rinsaldata, che io sia nata due volte: la prima in Calabria, tra le onde del mare; la seconda a Siena, tra i cavalli del Palio».

Come a dire, in entrambi i casi, in mezzo alla libertà. Una libertà a cui Clemy Spinelli, nonostante l’accaduto e altri due precedenti (la carrozzina fu oggetto di tentato furto in passato), non rinuncia assolutamente. Anche se l’estate a Belvedere Marittimo, luogo del cuore, dell’infanzia e dei ricordi da bambina, è stata, come si diceva, bruscamente interrotta. «Spero soltanto che da tutta questa storia – sottolinea la ragazza – le persone con disabilità rafforzino la loro perseveranza nel fare le cose e capiscano di non essere sole; spero ancora che salti lo stigma che ci riguarda, tutti quegli stereotipi che portano la comunità spesso e volentieri a parlare di disabilità e non con chi ha una disabilità e che – termina – si pensi pure ad abbattere l’insieme delle barriere culturali, oltre a quelle architettoniche, che ci irretiscono. Pertanto, chiedeteci di cosa abbiamo bisogno e chiedete a chi compie certi gesti perché lo faccia».

Non perdiamo, allora, tempo. «Clementina, futura archeologa, ad oggi di cosa ha bisogno?», domandiamo. «Di una carrozzella», ride. E della forza di credere che l’estate interrotta ricominci e che non finisca come tutte le cose belle, dai bagni nel mare all’umanità.

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