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Lorenzo Aristodemo è un maestro yoga stregato da Cosenza vecchia. Col Giardino di Shiva genera flussi spirituali e creativi nella città antica
Nella ormai onnipresente litania sul centro storico spunta sempre la questione dei milioni di euro del Cis, dell’abbandono pluriennale di questa parte di città, delle varie amministrazioni che, a turno, dicono sempre di avere a cuore Cosenza vecchia. Al netto dell’importanza urbanistica della messa in sicurezza, resta chi ci vive da sempre e chi ha deciso di trasferirsi, mettere radici tra miseria e nobiltà decaduta di palazzi magici. Lorenzo Aristodemo da più di dieci anni si è lasciato contagiare dal fascino del luogo, malgrado tutti i problemi e le emergenze sociali che scoraggiano tanti.
YOGA IN ERASMUS, POI IL RITORNO A COSENZA
Mamma toscana e papà cosentino, a 20 anni scopre lo yoga in Erasmus nel lontano Portogallo. Torna e ormai quella vocazione diventa il suo sentiero. In Calabria incontra il maestro Giovanni La Salvia, tra i pionieri regionali di questa millenaria disciplina, iniziando la pratica a Cosenza nel 1979. All’inizio sono in pochi, quasi una setta esoterica in un periodo in cui lo yoga a queste latitudini era ancora considerato alla stregua di una scienza occulta. La Salvia muore nel 2010 e lascia il testimone al suo allievo Lorenzo.
DAI PIACERI DI SANTA LUCIA FINO AL TERZO OCCHIO DI TELESIO
Sono anni in cui Aristodemo pratica in vari punti, comprese le chiassose palestre prima di approdare a via del Seggio. Dove Lorenzo immagina una sua personale mappa dei chakra (i centri energetici) del centro storico. Si passa da Piazza dei Valdesi a Santa Lucia, antico quartiere dei piaceri e centro energetico delle energie sessuali della città fino alla cima con il terzo occhio di Telesio riletto in chiave yogica. Ci scherza sopra ma non troppo: « È frutto della mia fantasia ma in qualche modo c’è una logica».
E poi Telesio scrisse pure il “De usu respirationis”. E la respirazione, “prana” in sanscrito, è l’elemento essenziale della vita e dello yoga, che per Lorenzo non è solo qualcosa di intimo ma è contemporaneamente «azione sociale e collettiva». «Cambia col tempo, – spiega – perché noi non possiamo scimmiottare quello che si faceva e si fa in India, ma trovare una nostra strada. Io mi sento molto vicino a quella francese e lontano da quella americana ancorata al potenziamento delle prestazioni in piena deriva capitalistica».
YOGA COSENZA, NEL GIARDINO DI SHIVA TUTTO È “SENZA PRESSA”
Ma come si declina questa vocazione collettiva? Lo spiega il maestro Lorenzo: «Nasce il Giardino di Shiva, centro studi e pratica yoga, ma anche serbatoio e semina culturale per altre sfide di quartiere. Sei mesi fa l’associazione dà vita a Senza Pressa, una stamperia artigianale che già dal nome richiama l’idea della lentezza, di una cultura ciclostilata e a misura d’uomo», lontana dalle pur essenziali meraviglie di quella digitale. Si trova a 100 metri dalla scuola di yoga, al primo piano di uno stabile «comprato e ristrutturato senza chiedere fondi, lavorando in economia, lavorandoci noi»: dall’intonaco, ai muri, alle travi. «Insieme a Massimo, altro membro dell’associazione – continua – abbiamo impiegato due anni. Il quartiere è stato generoso con noi. D’altra parte noi abbiamo ripulito una schifezza. Dentro era pieno di calcinacci, siringhe e metadone, negli anni 90 era un luogo dove in tanti venivano qui». Il senso di questo posto è in un foglio stampato e appeso al muro: “siamo caratteri mobili”.
Mobili e creativi a tal punto da generare nello stesso stabile, al primo piano, un piccolo ma suggestivo teatro di 62 posti. «La speranza è che partecipino persone con interessi diversi. Si chiama Cine-teatro Universal perché deve essere per tutti, popolare. Il nome lo abbiamo rubato alla marca di una scatola di polvere da sparo trovata fra le macerie dello stabile. Ci sembrava interessante. Universale tra le arti e tra la gente».
UN POSTO PER CREATIVI “BEAT”
Questi 100 metri di via San Francesco d’Assisi si stanno animando giorno dopo giorno. «È un movimento sotterraneo – sottolinea – ma non troppo. Alcuni ragazzi si sono trasferiti qui. Una piccola tendenza si è creata. Hanno comprato casa E sta per nascere un localino». C’è interesse per questa parte di città lontana dai circuiti convenzionali. Qui puoi in qualche modo viaggiare in India senza andarci oppure farlo attraverso il tempo, stampando alla maniera di Gutenberg. In alternativa o in aggiunta vedi un film, ascolti un concerto o uno spettacolo teatrale. Forse non è tutto merito dello yoga, ma un mantra di quartiere questi ragazzi del Giardino di Shiva se lo meritano tutto.
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