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Il 2015 è l’anno dedicato dall’Expo di Milano al cibo e all’alimentazione; solo poche nazioni al mondo non parteciperanno a questa grande kermesse che mostra le tipicità nel mangiare, proponendo anche modalità di cucina alternativa. La Regione Calabria ha già prenotato un proprio stand all’Expo, ma per i cosentini tutti i giorni c’è una grande “expo-sizione” di un prodotto, amato dai più: le patate. Non puoi fare un passo senza che trovi – in mezzo alla strada – un ambulante che vende patate (naturalmente della Sila) nei tradizionali sacchi-retati da 3, 5 e 10 chili. E da un po’ di tempo, ma solo per i più palestrati, c’è il sacco da 20 chili, che è un’impresa riuscire a portare a casa.

Il nostro territorio (cioè i comuni che fanno cintura a Cosenza: Aprigliano, Celico, Parenti, Pedace, Rogliano, Serra Pedace, Spezzano della Sila e Spezzano Piccolo) si identifica con questo prodotto alimentare, povero ma al tempo stesso ricco di storia. La patata coltivata sulle Ande già nel II millennio a.C., fu portata in Europa dopo i viaggi di Colombo, ma mentre altri prodotti come il mais e il pomodoro ebbero subito successo, la patata, per via della diffidenza nei confronti di un prodotto che “cresce sottoterra” non ebbe inizialmente fortuna. La coltivazione di patate in Sila è accennata in una Statistica del Regno di Napoli del 1811; ma solo dopo la Riforma Agraria e la diffusione di un seme certificato si è incrementata la produzione; attualmente sono oltre 200 le aziende che ogni anno producono 600 mila quintali di patate, con un significativo fatturato annuo: vivono di pataticoltura circa 1.200 famiglie.

È da segnalare che nell’ecosistema silano la patata acquisisce tante sue preziose qualità, possedendo un’alta percentuale di amido superiore alla media, rendendole più nutrienti e più saporite. Le piantine di patate vengono interrate a maggio e la raccolta avviene tra ottobre e novembre, e in quei 5 mesi, sono curate con tanta acqua; anche la conservazione del prodotto raccolto, nei capannoni in Sila contribuisce a renderlo un “tubero d’eccellenza”. Quelle prodotte sull’altipiano silano sono le uniche “patate di montagna” nel centro del Mediterraneo coltivate sopra i 1.000 metri. Dal 2010 c’è il riconoscimento IGP, che vuol dire Indicazione Geografica Protetta e le sei diverse varietà (Agria, Desirée, Ditta, Majestic, Marabel e Nicola) le rendono, almeno per la cucina tipica calabrese, un ottimo alimento che non deve mai mancare sulla tavola…, inoltre i livelli di sostanza secca rendono la varietà Agria la miglior patata per essere fritta… come farebbero i cosentini senza “nu piattu i patati ‘mbacchiuse?”.

 

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