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SALVIAMO Sibari dall’incuria, dal disinteresse, dall’incapacità, dagli amministratori e funzionari irresponsabili e senza arte né parte. Ci sia uno scatto di orgoglio dei calabresi, una ritrovata identità della Calabria che cura e coccola il suo passato per essere degna del presente e in linea con il futuro. Al fango su Sibari dedichiamo la bella copertina del nostro “Diario” che viene consegnato il 31 dicembre insieme al giornale in edicola: Alessandro Cesario ha messo il tesoro oltraggiato dell’Alto Ionio nelle mani salde dei Bronzi di Riace, quasi un affidamento a chi, per la sua storia millenaria, non può tradirti, e al tempo stesso la sottolineatura che sarebbe un guaio lasciarlo nelle mani dei nani della politica e delle istituzioni, tanto voraci e famelici quanto inetti e ignoranti. Ma qui ne riparliamo perché ci piacerebbe che una volta tanto, su una questione esemplare e strategica, ritrovassimo la forza di riscattarci da tante colpe. Che sono sicuramente e maggiormente di chi è preposto a intervenire, governare e agire, ma anche della collettività che assiste senza batter ciglio ai disastri che quotidianamente le vengono serviti.
Vedete, quello di Sibari non è un tema come altri, è il tema che gli altri contiene. è amaro sapere, come scriviamo senza sosta da mesi, grazie alla nobile ostinazione di Battista Sangineto e alle cronache puntuali di Antonio Iannicelli, che, a un anno dallo straripamento del Crati e dalla montagna di fango che sommerse l’area archeologica, nulla è stato fatto per scongiurare il ripetersi di quella tragica inondazione. Si mantengono puliti i filtri delle idrovore per evitare che un nuovo straripamento, in caso di forti piogge, inondi i resti delle tre città sovrapposte – Sibari, Thurii e Copia – che l’antichità ha regalato ai calabresi e al mondo. Null’altro. Anzi, è a rischio pure il museo, che conserva altre impareggiabili testimonianze, dove le bacinelle ricoprono il pavimento e le bacheche per evitare che l’acqua, che scorre dal tetto vulnerato, non li danneggi. Le rive del Crati sono nelle stesse condizioni di un anno fa, nulla è stato fatto dall’altipiano cosentino fino al mare per salvaguardare il territorio. Del resto, il dissesto idrogeologico fa parte dell’ordinaria disamministrazione, semmai diventa sempre più insidioso per l’assenza di azioni che curino il suolo e i corsi d’acqua. E per quanto si voglia guardare indietro alla ricerca di qualche governo o amministratore che abbia fatto il suo dovere non se ne trova uno da menzionare, che sia di destra, di centro o di sinistra. Frane e tragedie ci furono, ci sono e, purtroppo, potranno esserci.
La Calabria ha tutto: natura straordinaria, reperti archeologici, una storia discontinua e per tanti periodi anche piatta, ma poi sublimata per qualche tratto da eccellenze che hanno lasciato il segno. E spreca tutto. Il rapporto più che equilibrato tra popolazione e territorio potrebbe farne l’eden anche in congiunture drammatiche come la crisi che da sei anni morde l’Italia e tanti altri paesi. Così non è, e tanti scappano per trovare risposte altrove al loro bisogno primario di normalità. Nel mondo conoscono Sibari, sibarita è un termine usato nei vocabolari di tutti i continenti. Qui la lasciamo nel fango e non ci preoccupiamo che altro fango possa devastarla. Una dozzina di visitatori al giorno, numeri di cui vergognarsi. Non erano alti nemmeno quelli delle visite ai Bronzi, speriamo che ora si faccia quello che serve affinché quelle statue meravigliose diventino una tappa dell’immaginario collettivo mondiale.
Ci vuole poco, serve una politica culturale che automaticamente alimenti il turismo internazionale e che incastoni i Bronzi e Sibari in un itinerario attrezzato e comodo e che faccia della Calabria un brand di successo. Ripetiamo, occorre una strategia di assieme e si può, si deve fare a meno da subito di un assessore regionale alla cultura inutile – non vale neanche la pena farne il nome – che lavora dalla mattina alla mattina successiva solo per promuovere se stesso.Dunque, Sibari. Che facciamo per togliere dal volto della Calabria l’onta dello scempio infinito? Le responsabilità nazionali sono rilevanti e solo la bellezza unica dei Bronzi ha attirato in questa terra il ministro Bray, che è una persona seria. Anche per Sibari ci sono impegni, diciamo più annunci che provvedimenti reali. Né Regione, né Provincia nè quanti altri mostrano di capire la necessità di operare. Sicuramente mancano le risorse finanziarie. Bisogna battersi affinché vengano trovate. Ma intanto i calabresi, autonomamente, da soli o organizzati, facciano qualcosa, simbolica e concreta. Per esempio, perché non alimentiamo un grande movimento di opinione pubblica per raccogliere soldi da destinare alla messa in sicurezza degli scavi e del museo di Sibari? Pensiamo ad un grande evento, che catalizzi la sottoscrizione volontaria mediante il semplice ed efficace strumento degli sms equivalenti, ognuno, ad un modesto contributo. E per l’organizzazione immaginiamo anche il coinvolgimento non solo dei singoli cittadini ma anche delle università calabresi, delle associazioni di produttori e imprenditori, dei sindacati, delle Camere di commercio, di club e gruppi, di tutto il reticolo della vita associativa che, nonostante tutto, è ricco e vivo in Calabria. Insieme per definire modalità, regole e destinazioni, senza che nessuno metta il proprio cappello sull’iniziativa. E tutto dovrà essere rendicontato fino all’ultimo centesimo prima, durante e dopo.
Del resto il sistema degli sms è certificato e non soggetto a manomissioni. Cureremo le piaghe di Sibari? Non crediamo e non sappiamo. Ma faremo qualcosa di importante. Non solo daremo un contributo concreto, ora non quantificabile, che sarà un importante granello di sabbia, poi potremo chiedere con più forza un’assunzione di responsabilità ai governanti locali e impegni seri al governo nazionale dal momento che parliamo non di beni non solo calabresi bensì dell’intera umanità, ma soprattutto potremo presentare al Paese una faccia diversa della Calabria e ricorderemo a tutti che qui ci sono persone che sanno tirare su le maniche e fare la loro parte. E voi tutti sapete quanto sia necessario un messaggio di riscatto di fronte alla rappresentazione, a volte bozzettistica altre no, ma sempre negativa, dei calabresi al di là del Pollino.Sì, un sms per salvare Sibari, che parli calabrese, che sia orgoglioso di essere calabrese e che rimuova il fango, non solo materiale, da Sibari e dalla Calabria. Voi credete che ce la possiamo fare? Noi, ottimisti inguaribili, pensiamo di sì.
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