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COSENZA – E’ Gino Crisci il nuovo rettore dell’Università della Calabria, il settimo in quarant’anni di vita dell’ateneo. Crisci ha ottenuto 479,78 voti, mentre il suo sfidante Marcello Maggiolini si è fermato a 357,75. In termini percentuali, Crisci ha ottenuto il 55,36% dei voti contro il 41,28% del suo avversario. Si insedierà l’1 novembre, succedendo a Giovanni Latorre che è stato rettore dell’ateneo per ben 14 anni, tra mandati e due proroghe ministeriali.
Subito dopo la proclamazione, il neo Rettore ha detto: “E’ stata una giornata piena di emozioni, anche perché all’inizio dello spoglio c’è stato un vero e proprio testa a testa con una competizione esaltante. Ho scoperto una Università più che vivace – ha aggiunto Crisci – che ha grandi potenzialità per giocarsiun ruolo importante. Ora lo dovremo fare tutti insieme. In campagna elettorale non ho avuto nemici ma avversari. adesso remiamo tutti dalla stessa parte per fare in modo che la barca vada avanti e non si fermi”.
IL PROFILO
Gino Crisci fa parte di quella cordata di laureati, ricercatori, docenti che a metà degli anni ’70 emigrarono nel verso contrario: dalle Università del Nord verso la Calabria dove Beniamino Andreatta, Paolo Sylos Labini e Giorgio Gagliani stavano fondando un nuovo ateneo. Nato a Portocannone, in provincia di Campobasso, il 21 dicembre del 1949, si è laureato a Pisa in Scienze geologiche nel’ 75 e un anno dopo era all’Unical. L’ateneo aveva comprato un nuovo strumento per l’analisi chimica delle rocce. Un altro simile esisteva solo a Pisa e l’ateneo calabrese chiese se c’era qualche giovane studioso interessato a scendere. Oggi Crisci si definisce un «calabrese della Valle del Crati». Tutta la sua carriera l’ha fatta all’Unical: tecnico laureato, professore incaricato di Mineralogia, associato di Petrografia, ordinario. Di pari passo l’impegno nell’amministrazione: membro del Cda, in mandati diversi, direttore del dipartimento di Scienze della Terra, preside della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali per i quadrienni 2005/2008 e 2009/2012, direttore del Dipartimento di Biologia, ecologia e scienze della terra, presidente del Centro arti, musica e spettacolo.
Da preside è stato membro di diritto del Senato accademico: con Raffaele Perrelli è stato lo zoccolo duro dell’opposizione a Latorre negli ultimi anni. E attivissimo è stato anche nell’autunno caldo di protesta contro la riforma Gelmini. Nasce vulcanologo, ma la sua ricerca più recente ha sposato lo studio della terra con il recupero dei beni culturali. Ha messo su nel suo dipartimento uno dei laboratori più attrezzati del Sud d’Italia, con mezzi e tecniche non distruttive che permettono di determinare la provenienza dei campioni archeologici e la composizione delle malte e degli intonaci dei vari periodi storici. Quando non è all’Unical, è impegnato in una campagna di scavi in Turchia oppure in un sopralluogo sui monumenti di Città del Messico. In campagna elettorale gli avversari lo hanno accusato di essere il candidato del partito dei presidi.
Lui l’ha definita «una favola per bambini», replicando che a sostenerlo c’era un gruppo di persone che comprendeva sì ex presidi, ma anche direttori di dipartimento mai stati prima presidi, e poi docenti, personale tecnico amministrativo e (tanti) studenti. Ovvero, tra i grandi elettori di Gino Crisci c’erano sì Raffaele Perrelli, Paolo Veltri, Franco Rubino o Guerino D’Ignazio, ma anche Nicola Leone, Sergio Bova e Girolamo Giordano. Che l’Unical torni ad essere un faro per la nostra regione è stato lo slogan della sua campagna elettorale. Tra i punti cardini del suo programma: la valorizzazione del campus, il ritorno alla research university, il dialogo tra le diverse anime dell’ateneo (scientifica, tecnologica e umanistica), un ampio “piano trasparenza”.
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