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COSENZA – I giochi sono praticamente fatti. Manca solo una firma e le richieste di rinvio a giudizio saranno comunicate alle parti interessate, forse prima di Natale. La vicenda è quella dei presunti falsi esami alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria. In questi giorni il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, della Procura di Cosenza, ha infatti ufficializzato le sue richieste di rinvio a giudizio.

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SULL’OPERAZIONE CENTODIECI E LODE

Queste ultime sono ora al vaglio del pm Alessia Miele, della Procura di Catanzaro, territorialmente competente in quanto è contestato anche il reato di frode informatica. La firma che manca per avvisare i diretti interessatiè proprio la sua. Il pm Tridico le ha proposto il rinvio a giudizio di una sessantina persone. Gli indagati originari di “Centodieci e lode” (questo il nome dato all’inchiesta coordinata da Tridico) erano in tutto 77. Delle restanti 17 posizioni, una decina sono destinate all’archiviazione. In sette hanno invece optato per il patteggiamento della pena. Avrebbero sostanzialmente ammesso le proprie responsabilità e deciso di uscire anzitempo dalla vicenda giudiziaria.

Il “visto” della Miele darà esecutività alle richieste di Tridico, con gli atti che passeranno al gip competente per la fissazione dell’udienza preliminare. La maggior parte degli indagati destinatari delle richieste di rinvio a giudizio sono ex studenti (tra cui noti professionisti), che hanno acquisito la laurea tra il 2004 e il 2011. Ci sono anche tre addetti alla segreteria, un tutor e un docente. Sono accusati di falso e accesso abusivo al sistema informatico dell’Unical (da qui la competenza della procura di Catanzaro). Si presume un giro di falsi esami, inseriti nei piani di studi senza alcun superamento delle prove orali. A tal proposito si sospettano false firme sugli statini o accessi illeciti nel sistema informatico per la registrazione dell’esame.

Il tutto ha avuto inizio dalla denuncia di un docente di Lettere, che non riconobbe come sua la firma apposta sullo statino di una laureanda. Si tratta del professore Roberto Bondì, il quale informò della cosa il preside Raffaele Perrelli, che a sua volta avvisò il rettore Giovanni Latorre. Quindi la denuncia in Procura, col relativo fascicolo affidato al pm Tridico, Nel corso delle indagini gli agenti della Digos di Cosenza hanno acquisito numerosi incartamenti, relativi alla carriera universitaria degli indagati. Sono stati analizzati piani di studi e libretti universitari. Controllato il sistema informatico per la registrazione degli esami (chiamato “Uniwex”). Alcuni docenti nel corso degli interrogatori davanti al pm non hanno riconosciuto come proprie le firme apposte su diversi statini attestanti il superamento degli esami. Su altri ancora è stata messa quella di un docente ormai in pensione. Un clamoroso errore da parte di chi l’ha falsificata. La prova del raggiro per l’accusa. La parola al pm Miele.

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